anni Sessanta. Poi nell’arte, ma non solo in essa, ma pure nella cultura, nell’ideologia e nella politica, si è verificata un’impetuosa deviazione
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politica in altri, gli odierni dadaisti, Rauschenberg, Johns, lo stesso Dine, operano nell’accettazione. Un chiaro indizio di ciò si riscontra proprio
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della periferia — reale o metaforica — nei suoi confronti si configura anche come un’insurrezione politica. Ma nella sua impazienza e nella sua
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appartenuti, quali il gesto e il comportamento; identificando la politica con l’esercizio dell’eversione e dell’insurrezione, si fa dunque politica. Non
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lucida, spesso cinica e quasi sempre costatativa, coinvolta nel presente. Se nel 1968 l’avanguardia nella sua ultima, patetica sortita politica si
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