Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213740
Solinas Donghi, Beatrice 27 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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so, perché una volta facevo collezione. Saltò in piedi e cominciò a rimescolare le lettere nel baule, come avrebbe rimescolato le monete d'oro

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Era una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro

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aveva ripreso in mano la lettera. - Poi papà ha il lavoro, - aggiunse, mentre cominciava ad aprire la busta con un dito. - Tanti lavori molto

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Andavo sempre in campagna dalla nonna, per le vacanze. Facevamo i bagni nel fiume, giocavamo a briscola e all'ometto nero sotto la pergola del

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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra

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capiva che era proprio fuori di sé. - Mio zio, dico. Hai visto come ci ha mortificate. Cercai di difenderlo: - Ma no. Ci ha solo prese un po' in giro

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pozzanghere. Un cappelletto di tela bianca in testa, per il sole, e sotto il cappelletto le trecce già un po' disfatte per via della biciclettata. Il

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col sedere nell'acqua. Allora sentii ridere. Qualcuno, in tutto quel buio, stava ridendo di me. - Ippolita? Ormai ero abbastanza vicina al buco

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... cosí stilé. E poi non hai un guardaroba adatto, dovessero mai esserci degli invitati. - Ma mamma, credi che vada in vacanza da Ippolita per fare

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l'estate scorsa, appesi a testa in giú nel solaio della casa di mia nonna, e non mi erano parsi poi tanto terribili. Un po' buffi, anzi. Cosí dissi, col

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! - dissi, tremarellando. - Parlo sul serio. - Ma io... Ma tu... Insomma, che cosa hai in mente di fare? - Di scappare, te l'ho detto. Domani mattina

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, ha pubblicato i romanzi La figlia dell'Imperatore (Edizioni E. Elle) e II fantasma del villino (Einaudi Ragazzi). da 10 anni in poi Premio Cento 1986

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, Orchi Balli Incantesimi 9 Gianni Rodari, La torta in cielo 10 Magdalen Nabb, Rumori di galoppo lontano 11 Antonio Rubino, Viperetta 12 Modiano/Sempé

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di marcio e decisi che be', nemmeno io. Esplorare sottoterra, d'accordo, ma levarmi i sandali e calarmi a piedi nudi in quel nero, nossignori, non mi

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'? Faceva troppe domande. A lei venne in mente che quando si scappa di casa non si dice il nome vero alla gente che fa domande. - Rosabella Rosamini, - gli

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brutte cose di loro, ora che sapeva che non erano vere. Io mi dicevo, però, che non doveva essere una gran consolazione scoprire che in fondo avevano

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in fondo non era niente per lui. Se a un dato momento era andata a ficcarsi in fondo alla grotta (che poi non serviva a niente ed era stata una

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Salivamo la strada bianca di polvere, sotto un sole a piombo. Si cuoceva, nell'automobile nera con la capotta piatta. Ippolita, che era in campagna

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Eravamo tornate da un po' in città e a scuola e Ippolita viveva già con suo padre, quando si terminarono di valutare i francobolli dello zio Pio

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però, se ci sentono. - E chi? Zia Augusta e zio Ottavio a quest'ora fanno il riposino e i domestici stanno in cucina, dalla parte di dietro. Però hai

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meravigliavo: - Ma non sei stata promossa? Non dovresti essere in vacanza? - Loro dicono che è stata una promozione stentata, - (e in quanto a questo

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pomeriggio. Da morire. E se invece proponevo «esploriamo?», perché secondo me c'era poco gusto a stare in un castello se non si esplorava tutto da cima a

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più la stessa ragazzina che poco prima parlava di chiudersi in un buco nero. Facevamo un tale fracasso che. Remigio e le donne vennero fuori con tanto

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E cosí, mentre eravamo scese in cantina zitte e quatte, siamo risalite con le bandiere spiegate, si fa per dire, cantando a squarciagola e battendo

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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di

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) alla Corona Ferrea come credevo che fosse prima di vedere sul libro di storia che viceversa è d'oro. Insomma una roba in stile medioevo, pendente da

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spavento: una finestra con la luce accesa, in alto, dove stavano le camere della servitú. Remigio, orrore! era già sveglio. Forse l'aveva sentita e stava

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