Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

214007
Solinas Donghi, Beatrice 24 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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divertimento condiviso. Beatrice Solinas Donghi, genovese, ha scritto libri per adulti e volumi di fiabe. Per i ragazzi, oltre a Quell'estate al castello

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cos'erano i giochi d'acqua? - Boh. I soliti getti e zampilli. Che strano immaginare getti e zampilli dove adesso, sulle ex-statue rimaste all'asciutto, le

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Andavo sempre in campagna dalla nonna, per le vacanze. Facevamo i bagni nel fiume, giocavamo a briscola e all'ometto nero sotto la pergola del

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Einaudi Ragazzi Storie e rime 1 Mario Lodi, Bandiera 2 Mario Lodi e i suoi ragazzi, Cipí 3 Nico Orengo, A-ulí-ulé 4 Mario Rigoni Stern, Il libro

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? Anche i cunicoli erano roba molto avventurosa, secondo me. - Se c'è, sarà sott'acqua. - Forse no. Siamo d'estate, il livello sarà calato. Feci

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lampadina anche a me. - I franc...! - Mi fermai a metà parola, presa da un dubbio: - Ma sono usati, varranno lo stesso? - Sí, se sono vecchi e rari. Lo

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camera sua, senza dir niente. Qui mi mollò e mi guardò in faccia, da lasciarmici per modo di dire i buchi, tanto guardava fissa. - È a Parigi, - annunciò

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no. Aveva i suoi occhi di puro acciaio inossidabile, mentre lo diceva. - Allora ci vado. Scappo. E tu mi devi aiutare. Lo sapeva da tanto tempo di

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, solo andata. L'impiegato della biglietteria era un tizio coi baffi all'ingiù. Alzò gli occhi per guardarla; i baffi invece rimasero ingiù, però anche

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, sventolando le braccia e le pile (anche Ippolita aveva portato la sua) per mantenere l'equilibrio, cosí che i tondini di luce saltavano qua e là come

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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra

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. Avevo sulla punta della lingua di domandarle «Tu però gli vuoi bene?», ma queste sono domande micidiali, quando una ragazza ha i genitori che non

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l'uomo coi baffi. - Guarda clic chiamo i carabinieri. Sembrava una cosa di quelle che si dicono ai bambini piccoli per spaventarli e difatti Ippolita ci

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avuto ragione, se in cambio adesso doveva dar torto a sua madre. Loro non erano stati i nemici che facevano di tutto per separarle e che la

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, rispose soltanto: - Be', buio: avevo la pila. L'ho spenta quando ti ho sentita che strillavi per i pipistrelli, la prima volta che sei entrata. Si

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fosse. Mi buttai al finestrino e tra i rami di un fitto d'alberi che senza dubbio era il parco vidi spuntare merli di mattoni, finestre ad arco, un

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Eravamo tornate da un po' in città e a scuola e Ippolita viveva già con suo padre, quando si terminarono di valutare i francobolli dello zio Pio

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Ippolita fece una smorfia. - Ma non cantavano mica cose simili, i trovatori. - No? - No. Cantavano le lodi della loro dama, accompagnandosi col liuto

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e tondo di paglia, borsa grande e quadrata pure quella di paglia, e i baffi. Non sarà gentile dirlo, però li aveva davvero. Niente di spettacoloso

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volte era piú coraggiosa di me. Cosí siamo state in cima alla torre, che faceva venire i brividi cosí tutta aperta da tutt'e quattro i lati, con una vista

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riso, però fu ugualmente avventuroso, in un altro modo. Erano i posti, che erano avventurosi; misteriosi, ecco. La prima grotta magari non tanto; a

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davvero, Ippolita i suoi, io un paio in dotazione del castello, che i piedi mi ci ballavano dentro; ma solo per fare un salto nel parco tra una mandata di

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un'altra persona la guardava. La contessa. Anche lei di nascosto, mentre tirava avanti con i discorsi tappabuchi; con un andirivieni di sguardi che si

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fuggiva, mica io. Conosco tutti i particolari della fuga perché piú tardi me ne parlò diverse volte, cosí posso raccontare com'è andata. Dunque

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