sempre cava, cara cioè. È vero che mi ero accorta che lo diceva un po' a tutti, anche alla cameriera; ma insomma. In ogni modo ero decisa a non
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al centro della terra. Abbiamo fatto un altro po' di passi nella nuova direzione che la galleria aveva preso, cioè, come si capí poi, tornando verso
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mi premeva di bloccarla. - No no, - dissi a precipizio, - non è il caso, non stava mica male. Cioè, un po' cosí, ma niente di speciale. - Ma che cosa
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si era preso la briga di informarlo. Ma era peggio, che Ippolita sembrasse cosí tranquilla. Peggio per lei, cioè. Lo disse anche la Vittorina, su al
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paura di aiutarmi, - fece lei, visto che rimanevo zitta. - No no, cioè non so, cioè, che cosa dovrei fare? - Oh, niente di speciale. Domani mattina
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cognata insomma, e quel fatto della cognata, della zia cioè, che non ne diceva una parola alla figlia, voglio dire alla nipote, uffa queste parentele
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cosa che Ippolita non aveva pensato era che anche a X quel nome, cioè quel cognome, che naturalmente era lo stesso degli zii, doveva per forza essere
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; però in quello della cantina non c'era. Bene, cioè male. Ma con ciò? Mica era l'unico buco, qui al castello. C'era per esempio la grotta nel
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importava che finisse per venir fuori da sé, il groppo sul cuore le sarebbe rimasto lo stesso e tutto sarebbe continuato come prima. Male, cioè. Senza
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stavo tanto bene; non ero ancora abituata a tutta quell'imponenza e quando ero sola ricominciavo a sentirmi strana, cioè piú piccola del normale, come ho
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era più bassa di tre o quattro gradini, cioè più sprofondata sottoterra, prometteva molto meglio. Odore di umidità e di muffa; un guazzabuglio di roba
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giorni non aveva piú ricevuto niente. Cioè, mi sbaglio, era arrivata una cartolina da Nuova York, a colori, con i grattacieli, ma diceva solo baci
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fare quattro passi lungo lo stradone. Cioè, che uscisse Ippolita con lei, perché me invece mi avrebbe lasciata a casa ben volentieri. Me lo propose
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