facevano ala al suo passaggio, si fermò un momento e rispose: — Il signore della notte da piú di mille anni è mio amico, egli riceve e conserva i miei
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sé tutto quel che c'era dentro: polvere, avanzi di ossa, piume lacerate... — Il vestito dei miei piccoli! — gridò Cippicippi, riconoscendo le piume
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piú buono... il piú grande dei miei nati! — Anche se t'ho fatto tanto arrabbiare? Mamí a questa domanda non rispose perché le mamme non ricordano i
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col becco e la trasse fuori: — Io ti porto via, a vedere i miei piccini... sono tre, meravigliosi! — Lasciami, ti prego, mio caro Cipí... ormai è
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! E se ne andò da Beccodolce. Beccodolce era molto triste, e disse perché: — Da tre giorni il piú buono dei miei ultimi figli è partito da casa e non
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devi sapere che, come molti del mio mestiere, io sono assai portato a parlare durante l'opera... Di solito discuto con i miei compagni, giacché è
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, e i miei amici sanno ricordarmi nella mia assenza, e sanno che io li ricordo. Quanto alla ricchezza che prometti, io ti dico che un pittore ha una
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non può vivere all'aria aperta, e correre e giocare nel giardino del palazzo, come fanno i figli dei miei servi. Non soltanto: non può abitare una
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si interruppe, confuso, e guardò il pittore. — Scusami, amico mio, — disse, — parlo come se il tuo corpo e la tua mente fossero i miei. Sakumat
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3. — Miei cari, — disse il Doge, quando i due fratelli furono seduti sugli scranni coperti di velluto, davanti a quello piú alto di lui. — Come
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i miei consiglieri, giacché la fama dei pittori veneziani valica il mare, come quella della bellezza della vostra città... Ma è il momento, mio
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