proposta che l'Imperatore aveva fatto poche ore prima. Un coro di piccole paure impotenti bisbigliava nell'anima del pittore: ma quell'impresa lo
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aveva lavorato poco piú di un'ora davanti ad un Imperatore silenzioso ed immobile, che solo attraverso Kama Katuray riceveva le comunicazioni del pittore
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culmine di bellezza: certo meno per soddisfare la volontà dell'Imperatore che il suo stesso orgoglio e desiderio di pittore. Se a quest'ultima incertezza
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sorvegliante lo riaccompagnò nel suo alloggio, Gentile gli disse: — Devo parlare all'Imperatore. Senza risposta, l'altro prolungò solo di un attimo il
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nell'harem dell'Imperatore e conservare la vita: ma prima spero, se capisci e parli la mia lingua, che spiegherai alcune cose. Il pittore fece, data la
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seta ricamata d'oro che chiudeva la stanza si sollevò, e apparve, bianco nel volto piú che per sonno interrotto, l'Imperatore dei Turchi. Dietro a
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abbraccio dolente fra le ginocchia. Impietrito nella sua assenza, Gentile ascoltava le parole dell'Imperatore, e vagava con gli occhi sulle pareti
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cantato da tutti quei vecchi in palandrana. Invece il Doge riprese da solo: — Il Sultano dei Turchi, Imperatore Maometto, che vive e regna a
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Dignitari dell'Imperatore alzava tre bandiere rosse sul pennone, proprio sotto la travetta di coffa. Naguat Tafi era un ospite silenzioso, che si
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pensò che l'Imperatore, contrariamente agli impazienti signori veneziani, non avrebbe avuto difficoltà a sopportare la posa per il ritratto. — ... e lode
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, perché un pittore chiamato a dipingere il volto dell'Imperatore dei Turchi e capo dell'Islam, avrebbe dovuto avere un colloquio con lui? Quali cose hanno
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nessuno quello che ti chiederò, a meno che io stesso non te lo conceda, — disse l'Imperatore. — Anche se non accetterai la proposta, rimanga segreta
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