Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 - Approvazione del codice di procedura penale.

26811
Stato 10 occorrenze
  • 1988
  • LLI - Lingua legislativa Italiana
  • diritto
  • ITTIG
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Notificazioni col mezzo della posta

3. L'impugnazione è proposta col mezzo previsto per le disposizioni penali della sentenza.

1. Le notificazioni possono essere eseguite anche col mezzo degli uffici postali, nei modi stabiliti dalle relative norme speciali.

2. E' valida la notificazione anche se eseguita col mezzo di un ufficio postale diverso da quello a cui inizialmente fu diretto il piego.

1. La sentenza del giudice di rinvio può essere impugnata con ricorso per cassazione se pronunciata in grado di appello e col mezzo previsto dalla

se non è ricevuta dal destinatario ovvero da persona che conviva anche temporaneamente col medesimo.

1. La parte civile, il responsabile civile e la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria stanno in giudizio col ministero di un difensore

disperse a causa del ritardo, l'ufficiale di polizia giudiziaria informa col mezzo più rapido il pubblico ministero il quale può autorizzarne l'apertura

. L'impugnazione è proposta col mezzo che la legge attribuisce all'imputato.

esplosive; e) delitti di contrabbando; f) reati di ingiuria, minaccia, molestia o disturbo alle persone col mezzo del telefono.

Otto giorni in una soffitta

204595
Giraud, H. 16 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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freddo, un' insalata russa e una torta. - Maurizio scoppia dal ridere. - Mangeremo il piccolo Aubry e giocheremo a nascondino col cosciotto e con

- Una lettera della mamma! - grida Francesco agitando la busta col suo nome che Maria gli ha consegnata. Ad alta voce, in un religioso silenzio

a Francesco. - Sei una bestia. Tu esci forse in giardino col cappello? - A Maurizio sarebbe piaciuto un travestimento completo. È una vera fortuna che

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, - risponde Maria - non è l'ora di giocare; bisogna andare a letto. - Un giuoco, uno solo, piccolo piccolo, - insiste Maurizio. Egli lo dice col suo

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nessuno saprà mai com' è andato a finir là. Forse Matù, giocando col gomitolo, l' ha trascinato in fondo alla scala? Oppure sono stati i ragazzi, senza

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ritorna e ricomincia a miagolare. Quando si vuol bene agli animali, e ci occupiamo di loro, si finisce col comprenderli. La signora indovina che Matù

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ragazzi. Matù, semplice, non comprende quel silenzio. Va dall'una all'altra e finisce col saltare sulle ginocchia di Nicoletta e strofina la testa

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? Francesco a un tratto alza la testa, e col nasetto in aria fiuta. - C' è odor di bruciato, - dice. Egli conosce la paura folle che Maria ha per il

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bisogna esser troppo sofistici per il modo col quale è stata disposta. Nicoletta è incantata del suo desinare, e piena di ammirazione per il racconto che

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senza errori tutta la lezione; ma finisce con addormentarsi col naso sul libro, fin che i ragazzi la svegliano per portarle la cena. La fanciulla è

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? - finisce col dire Francesco, irritato. I tre ragazzi stanno per bisticciarsi, quando arriva Maria. - È una buona preparazione per andare a pregare il buon

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- No, no, - protesta Maurizio. - Voglio esser punito io; ma ci vorranno delle monellerie molto grosse. - Comincia a tavola col rovesciare il

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malattie. Può darsi che con l'aiuto di quel «medico» possa farsi un' idea della malattia di Nicoletta. Spiega questo alla bambina dolente, che, col

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, sarebbe stato seccante, - dice. Essa ride molto all' idea di Maria che balla in giardino col malato, e di Francesco nascosto che aspetta di portar via la

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aveste finito col non aver nulla come il signor Alano, sarebbe stato meglio, signor Francesco. - I ragazzi prendono un aspetto triste e rassegnato

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- È un gatto! - È una civetta! - No, è una bambina! - I tre ragazzetti son là col naso in aria, a contemplare l'oggetto delle loro esitazioni. Due

Pagina Frontespizio

Al tempo dei tempi

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Emma Perodi 24 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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la neve col collarino nero, una da levante e l'altra da ponente. Esse si posano su un ramo basso di querce, a pochi passi dal Reuccio, e una dice

condannato era già nell'oratorio dove il carnefice e il frate dovevano andarlo a prendere, quando comparve il Sovrano col figlio. - Altezza reale

insieme col proprio figlio allattasse il Principe reale. La Regina fu tutta contenta di non farlo allevare da una contadina e fece ringraziare la dama e

misterioso col serpente sull'elmo fosse un iettato, perchè appena comparso lui capitavano tanti guai alla sua Mariuccia. A forza di rimedi, alla fine la

, dove in un vasto camino ardeva il fuoco. Da quella sala passò Mariuccia col figlio per andare nelle sue stanze, e tutti i cacciatori s'alzarono

- Chiedete quel che volete e ve lo do, - gli disse. - Non voglio nulla, Maestà, - rispose il finto medico. - Voglio soltanto l'anello col sigillo che

. Una di quelle ragazze si chiamava Caterina, l'altra Vituccia, la terza Rosa e la quarta Maricchia, e tutte campavano col loro lavoro e se ne stavano da

morire, morì egli pure. Che fa allora l'abate che sapeva tutti i fatti di famiglia? Licenzia la balia del Principino orfano col pretesto che aveva poco

giunge in un bosco, e quando n'esce vede il palazzo del serpente. Allora smonta da cavallo per lasciar pascere l'animale, e col suo bimbo fra le braccia

aveva infilato nella cintura un bel coltello col manico d'oro tutto lavorato. Lo prese e lo dette al povero padre, che perse il lume degli occhi e

il Re nostro signore per grazia di Dio! - Ma che re e non re ! Noi col Re non abbiamo mai avuto nulla da spartire, e a quest'ora non si viene a

dalle guardie, ed ella dovette tornarsene a morir sola sola nella misera casuccia. Ogni notte poi le appariva la sorella col viso tutto scorticato e

minestra in un tegamino rotto e nero, e lo mandava a mangiare col gatto e col cane per terra, in un cantuccio. A dormire non volle più che stesse in

lo ringraziò e corse a casa col sacchetto. Dalla felicità, neppur s'accorgeva quanto pesasse. - Figliole mie, - disse, giungendo a casa - ci capita

della cappella, e gli disse: - Vendila e soccorri quegl'infelici. - E sempre col volto inondato di lacrime entrò nel tempio, s'inginocchiò sulla nuda

ambo le mani e la bocca rese finalmente il suo tesoro. Ma a quel punto la torcia si spense e il Duca rimase al buio nella cappella mortuaria, col teschio

fermezza! - La voce tacque, ma il giovane Principe si sentì consolato, e ogni volta che parlava col fabbro (sempre parlavano della lite, perchè, si sa, la

baffi, la barbetta prepotente e col rasoio fargli una bella chierica nel centro della testa. Così trasformato il Re uscì dal Palazzo Reale di Madrid

Al tempo dei tempi viveva a Palermo un Duca che era il primo signore della città. Basti dire che aveva maritata l'unica sorella col Re stesso; ma il

spada non morì, nè diventò di marmo. Ripresero i due amici a far la vita solita e a divertirsi, ma il Principino non fiatò col Reuccio di quel che

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ponente, portando prigioniere due colombe bianche come la neve col collarino nero. - Io, per conto mio, - disse il Reuccio - non ho nessuna voglia di

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pensava all'amico e si angustiava, ecco che giungono le due colombe bianche col collarino nero, una da levante e l'altra da ponente, e vanno a posarsi su un

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sentiva disposta ad accettare uno di essi per marito. C'era, è vero, quel cavaliere col serpente sull'elmo, ma aveva più dell'animale che del

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per il forte odore, è donna. - Il domani il Reuccio condusse il cameriere nella distilleria col pretesto di prendere una boccetta d'essenza di cedro

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