spaziale da lui fondato qualcosa di ben definito, di esattamente programmato, di scientificamente analizzabile. Nulla invece, di tutto ciò.
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In questo manifesto - poi ripreso alcuni anni dopo in occasione della fondazione del Movimento spaziale milanese - Fontana auspicava l’avvento d’un
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Tornato in patria dopo la guerra, Fontana mise tosto in atto le sue teorie, creando, già nel 1947, un Ambiente spaziale nero che consisteva in una
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un esempio quanto mai evidente delle possibilità della sua «arte spaziale» di fungere da integratrice tra la architettura e le altre arti visuali
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che si sarebbero rese autonome attorno agli anni sessanta. Tuttavia già nel periodo che seguì la creazione dell’ambiente spaziale alla Galleria del
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Questo Movimento spaziale italiano doveva avere una scarsa vitalità e anche gli artisti migliori che inizialmente vi avevano aderito (come Dova
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successive tendenze oggettuali. Dopo il periodo culminante nell’ambiente spaziale nero occorre prendere in considerazione le opere iniziate attorno al
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una maggiore evidenza spaziale. Il taglio, con la sua lunga e drammatica sciabolata, rompe la stesura compatta della tela e, mediante l’ineguale
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mediante estroflessioni multiple, il più delle volte regolari, riescendo ad ottenere una significativa vibrazione spaziale della tela. In altri lavori
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quasi liberty) mi porterà ai maestri dell’ultima generazione, non posso far a meno di avvertire l’insufficienza di questa distribuzione spaziale: la
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prevalere della ricerca spaziale nelle arti visuali.
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Un successivo tentativo di Fontana di creare un vero e proprio ambiente spaziale fu compiuto nel 1951 con il suo Ambiente nero presso la Galleria del
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, appositamente per la mostra, il suo celebre ambiente. Il quale, mediante una diversa modulazione spaziale, ma un identico gioco di luci «nere», costituì
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spaziale era dovuta non al trompe-l’œil percettivo ma alla continua deviazione del punto di vista creato dallo spiralizzarsi dell’elemento estroflesso.
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appunto un indirizzo «spaziale» dell’arte contemporanea dove pittura e architettura si amalgamassero) presentava delle sagome lignee dipinte a smalto e
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acrilico partiva da un concetto più spiccatamente architettonico: le sue doppie curvature, infatti, racchiudevano un complesso ambiente spaziale, dove la
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vivamente colorato, aveva costruito, piuttosto che un ambiente spaziale, quello che potremmo definire un «happening cristallizzato». In effetti, la sua
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Mentre un ritorno alla staticità assoluta veniva offerto dalla sala di Romano Notari col suo Processo spaziale religioso dove l’artista umbro
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perché la manifestazione spaziale folignate costituisce qualcosa di più d’una rassegna di talenti isolati, e può essere indicata come l’esempio d’una
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modulazione spaziale, sono affrontati anche dei problemi di interrelazione con le altre arti. Nei suoi «sistemi disequilibranti» e nei suoi «caschi
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» nella pittura italiana e che per primo sottolineò l’importanza della pittura spaziale e monocroma. Nel caso di Castellani l’oggettualità si è
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comunicazione visiva basata su segni da interpretare all’infuori da ogni loro esatta semantizzazione (concettuale). L’ambiguità spaziale e percettiva
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definisce «spaziale» ma che è in definitiva un valersi di mezzi plastici nella costruzione dei dipinti e di mezzi cromatici e lineari nella costruzione
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’astrazione drammatica. La prima, che, come dice il nome, si vale d’una ripartizione spaziale basata su più o meno esatte scansioni geometriche, è seguita
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