attribuita, e situarla invece nel contesto della più autentica produzione plastica della nostra epoca. Un’altra premessa inoltre mi sembra opportuna: molto
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questo primo periodo (che va grosso modo dal ’31 al ’35) la vasta produzione astratta - oggi in buona parte dispersa o distrutta - nella quale
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A questo primo periodo milanese, diviso tra la produzione di graffiti e sculture e quello di ceramiche «ornamentali», doveva seguire il periodo
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considerare l’importanza che ebbe per l’artista e anche per molti dei suoi seguaci un’altra fase della sua produzione costituita da una serie di tele
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create dagli artisti pop mediante oggetti inventati o inglobati, tuttavia quello di considerare la propria produzione artistica come un oggetto a sé
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- quando tanta parte delle arti visuali si avvia verso una produzione di serie che viene quasi ad identificarsi con l’oggetto industriale - si assista a un
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opere erano decisamente concepite «per il museo» o per il grande collezionista; o, nel caso migliore, per la produzione in serie di «multipli» a prezzo
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costruttivi che ne consentivano la produzione di serie, abolendo, pertanto, «l’unicum» e evitando così il pericolo d’un’eccessiva feticizzazione dell
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gravano su questo ampio settore della produzione contemporanea. Infatti, le stesse contestazioni rivolte alla Biennale vennero rivolte, in questi ultimi
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quella neocapitalistica e consumistica. Questo per quanto riguarda, ovviamente, l’attuale fase di questa produzione artistica; giacché in un secondo tempo
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apporti della tecnica, disprezzarne i nuovi media, respingere l’aiuto dei metodi di produzione industrializzati; ma d’altro canto sarebbe altrettanto
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produzione delle sue lamiere metalliche specchianti che avevano ottenuto un notevole successo internazionale, per darsi alla realizzazione di scene teatrali
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’artista e da parte del mercante la prassi di ricorrere alla produzione di opere moltiplicate e seriabili: i cosiddetti «multipli». Una grande mostra «Ars
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è trasformato in tri e pluridimensionale. Oltre a ciò la sua produzione si è volta sempre maggiormente verso la compromissione dell’intero spazio
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questo l’aspetto positivo - una produzione del tutto singolare ed autonoma in molti nostri artisti; una produzione che, da un lato, si riallaccia a certe
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in questo stesso volume) - è ormai un fenomeno ben noto che, nelle arti visuali, ha visto la massiccia produzione di opere dove la stessa pittura, o
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anche molto posteriori a quelle della sua produzione.
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specificate) che s’identifica col «feticismo delle merci» proprio del modo di produzione capitalistico, non potrebbe non riguardare anche quella
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Oggi che abbiamo dinnanzi agli occhi l’ultima sua produzione e possiamo confrontarla con quella degli anni passati, ci sembra di poter concludere con
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Tanto in Hartung, come in Vedova e in Michaux (il poeta che attraverso la mescalina ha déclanché la produzione di sottili universi composti di segni
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che - sino agli ultimi anni della sua produzione - la rendono inconfondibile e personalissima.
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produzione sufficiente a permettere una sua sicura valorizzazione. Eppure, egli - unico del gruppo - aveva compreso l’importanza di valersi, in
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notevole interesse: cosi la produzione di alcune cartelle lito e serigrafiche cui parteciparono tutti gli artisti del gruppo, insieme ad altri
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interessante della sua produzione.
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