Archipenko, di Zadkine. Si trattava di sculture spesso monodimensionali, prevalentemente piane, sottolineate dall’aggiunta di segni graffiti, già
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Naviglio e quello della spirale luminosa alla Triennale del 1948 alcuni artisti, prevalentemente nell’area lombarda, cominciarono ad essere attratti dalla
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gruppo artistico raggruppante sotto l’etichetta del Mac (Movimento per l’arte concreta) alcuni artisti prevalentemente legati ad un indirizzo concretista
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proprio ambiente, sia che questo fosse costituito prevalentemente da soluzioni pittoriche sia che si valesse di soluzioni spiccatamente plastiche.
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Ebbene, non c’è dubbio che questo filone, che trovò anche negli Usa numerosi continuatori, è da considerarsi prevalentemente europeo ed è forse anche
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dell’«arte povera» [Celant]) miravano di solito a combattere l’eccessiva mercificazione artistica sostituendola con delle operazioni prevalentemente
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soltanto a evidenziare dei valori prevalentemente morfologici.
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artisti concettuali, per i quali l’opera stessa consiste prevalentemente nel concetto, nell’idea di cui viene offerto un progetto (spesso limitato ad
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artistiche - siano esse prevalentemente concettuali (Agnetti, Penone), «povere» (Anselmo, Kounellis, Merz), comportamentali (Prini, De Dominicis), poetico
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«macchine inutili» di Munari che consistevano in organismi mobili ma ancora prevalentemente basati sopra una mentalità surrealista o dada. In un
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del tutto non-figurative (Soto, Bury, Kemény, Castellani, Accardi, Scialoja, Cascella, ecc.) altre prevalentemente figurative (Vacchi, Fieschi
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francesi e da quelli italiani (come Baj che si vale prevalentemente di «residui del passato»: medaglie, lustrini, uniformi e bandiere di antiche battaglie, o
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