argentino, durante il quale l’artista, assieme ad alcuni suoi discepoli, giungeva alla pubblicazione del suo famoso Manifiesto Blanco del 1944.
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In questo manifesto - poi ripreso alcuni anni dopo in occasione della fondazione del Movimento spaziale milanese - Fontana auspicava l’avvento d’un
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che si sarebbero rese autonome attorno agli anni sessanta. Tuttavia già nel periodo che seguì la creazione dell’ambiente spaziale alla Galleria del
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Sulla scarsa «eternità» delle attuali opere visuali, del resto, mi sono spesso soffermato: è una delle prerogative e delle caratteristiche dei nostri
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questioni come la crescita della popolazione, i pericoli dell’imperialismo, il colonialismo, le guerre e le torture del Vietnam, del Cile, della Grecia
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invaso del Guggenheim resulta del tutto improprio al suo compito: da presso lo spazio manca, da un capo all’altro del diametro d’ogni girone lo
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Un’altra nuova «dimensione» della scultura si può considerare oggi quella del colore, di un certo tipo di colore che non ha ovviamente nulla a che
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Un successivo tentativo di Fontana di creare un vero e proprio ambiente spaziale fu compiuto nel 1951 con il suo Ambiente nero presso la Galleria del
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Per contro quattro ambienti, del tutto diversi tra di loro ma derivanti da un’analoga concezione costruttiva apparvero quelli realizzati da
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Ho lasciato per ultima, proprio perché avulsa, anche topograficamente, dalle sale superiori del palazzo, la grande mostra dedicata all’opera di
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strettamente iconico — è del tutto arbitrario e controproducente; come del resto è stato osservato da molti altri studiosi.
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, ma tali da potersi sviluppare anche senza l’appoggio del mercante e del museo. E allora sarà opportuno che queste forme si alleino a quelle che più
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Introduzione alla mostra «Al di là della pittura», San Benedetto del Tronto 1969.
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, Anselmo, Merz, con l’aggiunta del romano Pascali, del milanese Fabro, del genovese Prini) - non riescivano a raggiungere una sufficiente carica
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possa giungere a precisazioni logiche e persino scientifiche - esiste già allo stadio d’una coscienzialità non razionalizzata, qual è quella del visual
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potremmo così riassumerlo: un tendere verso la «bellezza formale» che fu da sempre un impulso innato del temperamento italico (Castellani, Bonalumi
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) una nuova dimensione «ecologica» della creatività; 2) la possibilità di giustificarla agli occhi del pubblico e del mercato.
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con cui alcuni di questi artisti si sono riaccostati alla natura, hanno preso coscienza del trasformarsi del terreno, delle piante, del valore d’un
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questo importantissimo canale dei mass-media. Si tratta, dunque, del video-tape (video-nastro) del videodisco, delle video-cassette; di tutta l
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? Credo senz’altro di sì. Innanzitutto il video-nastro accomuna in sé le dimensioni della fotografia, del film, del collage, della Selbstdarstellung
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Nel caso del video-tape, invece - anche se in apparenza la sostanza è eguale a quella di molti film «underground» - ci troviamo di fronte ad un caso
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Molti artisti d’avanguardia, del resto, avevano già avvertito il bisogno d’adottare, almeno in parte, questo mezzo espressivo per il loro privato
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abburattamento del linguaggio verbale, che va di pari passo con la «sparizione» del personaggio (autore-attore-mimo) e presenta un’embricazione triplice di
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univocità del rapporto signifiant-signifié. Esiste, cioè, soltanto l’aspetto denotativo e non quello connotativo cosi importante e spesso preminente
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In realtà, l’uso del corpo - del proprio corpo - come strumento d’un’attività artistica, non è di oggi, e neppure di ieri, ma di sempre: dalle prime
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non si è dato abbastanza peso a un fatto: al divenir teatro di tutte le forme artistiche del periodo che stiamo attraversando. Divenir teatro, nel
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» determinato dal suono continuo del vetro), fino a raggiungere qualche volta la qualità chiesastica quasi d’un canto gregoriano, altre volte l’esplosione di
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farlo quando si tratta di opere d’un passato o d’un presente già contagiati dal «misfatto del buon gusto». (Come del resto non potevamo farlo ier l
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, in aree molto finitime, di indirizzi artistici del tutto opposti e tra di loro non osmotici... Tutto ciò ci permette di affermare come spesso esistano
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condizionato da una più o meno precisa conoscenza circa documenti e monumenti appartenenti al nostro «universo-del-pensiero» (per cui, di fronte a
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Questo mi sembra uno dei punti più cruciali di tutto il discorso attorno all’«universalità» del linguaggio artistico (o almeno d’una relativa
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Del resto si pensi soltanto a qualche caso specifico: posti di fronte a un’anfora del periodo Han e ad una del periodo Ming (tra i quali intercorrono
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Sicché potremo parlare, a questo proposito, d’una «sincronicità» di elementi artistici assai remoti (sia nel tempo che nello spazio), dunque del
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Del resto il concetto stesso di alienazione (con le sue varianti di Entfremdung, Versachlichung, Verdinglichung, le cui nuances andrebbero sempre
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evidente dimensione sintattica, della stessa del legame e del nesso - ora lasso ora stretto - intercorrente tra i «segni» del nuovo linguaggio visuale
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meditata del colore, e attraverso una rinuncia sovrana ad ogni forma, ad ogni composizione, ad ogni grafismo, ad ogni intervento del tratto, del segno, del
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È questo un lato deteriore e certo pericoloso dell’attuale momento culturale; ma dobbiamo considerarlo come del tutto negativo? Intendo dire che - se
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E, del resto, non fu commercializzata e disputata anche l’arte di tempi remoti? Forse la pittura e la scultura stanno vivendo con un certo anticipo
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Fu questo, del resto, l’abbaglio di molti surrealisti «accademici» (come Dalì) e di realisti altrettanto accademici; ed è sintomatico che persino
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movimenti rivoluzionari del principio del secolo che avevano trionfato in un rifiuto completo d’ogni addentellato con la rappresentatività.
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Burri costituisce uno degli esempi più interessanti dell’arte alla metà del secolo, d’un’arte cioè che ha lasciato dietro di sé la «bella pittura
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Qual è, allora, la funzione del critico; e, soprattutto, possiamo ammettere che ne abbia una?
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Credo sia opportuno avere il coraggio di sfatare alcune convinzioni, il più delle volte arbitrarie, circa le prerogative del critico.
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, Van Doesburg), dall’altro a quei primi e coraggiosi tentativi già iniziati tra le due guerre dagli artisti del gruppo del Milione (Reggiani, Soldati
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In una così breve nota non era possibile presentare un panorama sufficientemente dettagliato delle molteplici attività del Mac. Spero, tuttavia, che
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linee, le «tappe storiche» del movimento italiano. Dopo gli antecedenti del futurismo, è appena attorno al 1950 (con la fondazione a Milano del Mac
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’epoca, infatti, sorge a Padova il Gruppo N e a Milano il Gruppo T, entrambi interessati ai nuovi problemi della visione e del movimento. È del 1961 la
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Negli ultimi anni la pittura e la scultura del mondo (ormai il discorso non può più riguardare una singola nazione) sono state soggette ad alcune
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È appunto la suggestione di queste immagini del mondo esterno, che la civiltà meccanizzata in cui viviamo costantemente ci sottopone, che ha dato la
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dilemma: possiamo intravvedere l’eventualità d’un’accettazione della moderna arte visuale anche da parte del «grosso pubblico», per il fatto che gli stessi
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