Pistoletto, di Zorio, di Nespolo, di Mondino, di Anselmo) si tratta sempre della ricerca di strutturare opere che «occupino uno spazio», che non
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, Anselmo, Merz, con l’aggiunta del romano Pascali, del milanese Fabro, del genovese Prini) - non riescivano a raggiungere una sufficiente carica
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, Merz, Fabro, Anselmo, Piacentino, Pistoletto - mirava non solo a presentare (nei mirabili ambienti del Vecchio Arsenale) le opere di questi artisti
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difficoltà e il loro pericolo. Se, infatti, alcune di queste operazioni (come quelle di Zorio, di Anselmo, di Merz, di Pistoletto) riescono, o sono riescite
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quella dei molti artisti sui quali ci siamo soffermati (Zorio, Anselmo, Merz, Paolini, Boetti, Prini, ecc.), mentre riaffiorano qua e là gli spunti
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rassegna. Mentre quelle, qui presenti, di Anselmo, di Zorio, denunciano un’evidente stanchezza. La sala di Merz, basata sulla sua tardiva «riscoperta» della
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, illuminata dall’alto crea un’atmosfera di «distillata» purezza; o le già citate trovate di Anselmo e di Zorio), non bastano a nascondere la mancanza d’una
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Ma ora - a partire circa dal 1968, con la prima esplosione dell’arte povera a Torino (Merz, Zorio, Boetti, Anselmo) e in altre città: Prini a Genova
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valso di rami d’arbusti intrecciati e lasciati crescere secondo una «artificializzazione» della loro natura; Anselmo, che in un primo tempo ha
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artistiche - siano esse prevalentemente concettuali (Agnetti, Penone), «povere» (Anselmo, Kounellis, Merz), comportamentali (Prini, De Dominicis), poetico
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