vaste strutture che - come afferma Roberto Sanesi nella sua presentazione - «sfuggono completamente alle caratterizzazioni d’un’arte simbolica» mentre l
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, di studiare l’opera come un sistema di segni, egli afferma, occorre sin dall’inizio precisare i due termini di «sistema» e di «segno», per chiarire
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definizione di quello visuale. E lo fa, anche se altrove2 afferma: «Encore peut-il ces unités les produire, les montrer, par tous les artifices qui
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Ma, tornando a Damisch: quando per contro egli afferma - rifacendosi a Benveniste1 - che i vari elementi (fondo, figura, rapporto scalare, spaziatura
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inclusa in esso: «l’a priori objectif habite l’objet...», afferma ancora Dufrenne. Se però l’oggetto viene a mancare (come in molti recenti esempi di
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un solo livello significativo; e afferma che l’arte d’oggi ha da essere monosemica e cioè deve «quitter le domaine de l’image expressive pour explorer
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Eppure non mi sembra possibile ignorare la giustezza di certe osservazioni fatte da un critico intelligente come Catherine Millet1 quando afferma: «L
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tutte un preciso riferimento con alcuni aspetti della nostra vita di tutti i giorni. Come egli stesso afferma: «I am interested in the ambiguous imagery
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