saltuariamente e debolmente di liberarsi, e che lui definiva volta a volta come "'na sôtià", "'na hamortà", "'na gran beemà" (una matta, un' asina, una
prosa letteraria
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guerra che lui, con sarcasmo involontario, definiva "di attrezzatura primitiva": come al tempo dell' incontro in laboratorio, Müller continuava dunque, nel
prosa letteraria
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