ciò che viene percepito dall’occhio, anche le ombre sono forme architettoniche. Ugualmente lontano dal furor ispirato del disegno borrominiano e dalla
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visivo che deve piacere al remo e non ha alcun significato al di là del piacere che procura. Su questo punto il Guarini è categorico: l’occhio «non
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necessità di giudicare l’architettura soltanto da ciò che viene percepito dall’occhio che considera la pendenza delle torri di Pisa e di Bologna un
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generatrice formale: l’oggetto che l’occhio percepisce non è che il fenomeno momentaneo, in quel dato punto dello spazio continuo, di un ritmo interno per
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’architettura giudica l’occhio e non la ragione, la distinzione cade: se tutto è fenomeno, non si può distinguere tra fenomeni principali e accessori, tra
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’occhio vuole la sua parte, e si fa la parte del leone: scenografo, Juvarra è il primo a capire che, immagine per immagine, un fascio di luce, una
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spalline dorate sull’uniforme di un brigadiere, o l’occhio rotondo che spezza la fronte della chiesa dell’Assunta a Riva di Chieri e pare una grossa
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quest’ultima serva di riposo all’occhio»; inoltre, le forme di queste masse «di qualunque natura esse siano» devono «allietare la vista» e avere, in
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supremo, durevole dominio sull’occhio» (Aforismi, 99). L’espressione implica l’emozione e genera l’emozione. Le visioni shakespeariane di Fuseli sono
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essere rappresentato in scultura, cioè in un contesto formale che si dà all’occhio come un tutto unitario e che dunque deve risultare da un sistema di
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