quella dei Galliari, che sviluppa in quinte e fondali la spazialità tiepolesca. Ciò che importa è che lo spazio non sia contemplato, ma vissuto ed agito
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, fondali etc.), ma di cose. V’è l’albero antico, la macchia, il prato, la pergola; non lo si può afferrare tutto con lo sguardo dalla terrazza della villa
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