Il non-finito è una qualità dello stile plastico di Michelangiolo, una esigenza della sua poetica neoplatonica, l’espressione della sua insofferenza
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desiderio della morte. L’interpretazione del non-finito michelangiolesco potrebbe dunque essere questa: se compiuta può essere soltanto l’opera che rechi in
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assunto teorico e neppure da una filosofia: se così fosse il non-finito sarebbe, come più volte si è detto, il vero finito, mentre il non-finito di
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strazio: le composizioni del Greco sono squisiti strumenti di tortura spirituale. Hanno significati infiniti o, meglio, nessun significato finito. Si
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esempi più citati del non- finito michelangiolesco: sono ancora imprigionati nel masso aggredito a furia di scalpello e le figure appena sbozzate sono
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. In questa spazialità puramente delineata, le statue non possono inserirsi come forme chiuse: il non-finito plastico è la condizione del loro
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Quando Michelangiolo comincia a lavorare agli Schiavi dell’Accademia, ha appena finito le sculture della cappella Medicea. Spinge a fondo il
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nella profondità ideale del piano, quasi in una regione intermedia tra il finito dello spazio terreno e l’infinito di una spazialità concettuale»; le
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moti della figura umana; ma proprio perché quelle forze in contrasto sono e rimangono in atto, l’architettura è libera da quel limite del finito che
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