diaframma o di schermo della parete. E dalle statue lo sguardo risale, guidato ad un tempo dallo slancio verticale delle paraste e dall’interesse per la
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precedente in un’altra chiesa votiva, nata dallo stesso movente ma priva di implicazioni ideologiche, la Salute del Longhena, a Venezia.
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’edificio, deve necessariamente integrarsi un valore di profondità prospettica: ha dunque un portico e una loggia, la cui scarsa profondità è compensata dallo
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dallo spazio e dalla luce dell’ambiente. Eliminando la distinzione strutturale di esterno e interno, infine, il Rainaldi ha voluto soprattutto
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ispirata. Tolnay potrebbe obbiettarmi che l’ispirazione, come il «disegno interno» teorizzato dallo Zuccari, ha la sua radice nel neoplatonismo
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riceverà più alcun piacere, alcun motivo di meraviglia dallo spettacolo. Arte est celare artem, è uno dei principi delle poetiche barocche; ma il
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interno, molto diverso, nella sua estensione e nel giuoco delle relazioni, dallo spazio esterno. Quando Hogarth compone una scena, la situa in uno spazio
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del guadagno, dallo spirito d’avventura, dal gusto dell’iniziativa rischiosa, da una sorta di genio artistico, infine: come, vedi la coincidenza, il
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le statue dei duchi, alludono anche all’inevitabile transito dallo spazio reale all’ideale, all’impossibilità di accedere al secondo se non
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mediano, e puramente «ideale», suggerito dalla corda tesa: sono le due punte realistiche con cui la figurazione esce dallo spazio figurativo, così
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e con le oscillazioni e le vibrazioni coloristiche del rococò; ed in questo senso era stato teorizzato come generatrice formale dallo Hogarth, che
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viaggio e del primo soggiorno a Roma): aveva sotto gli occhi, a Venezia, i «soggetti moderni» di Pietro Longhi, in gran parte ispirati dallo Hogarth. Non
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