Definito questo scheletro strutturale o di supporto, lo «abbellisce», cioè lo adorna od addobba. Si noti: le decorazioni floreali di San Giovanni
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allora qual è la ragione della sporgenza delle edicole colorate: ponendosi in primissimo piano adempiono a una funzione di répoussoir, cioè
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Alla diversa larghezza dei pilastri e degli archi, cioè dei pieni e dei vuoti della navata centrale, corrisponde la diversa ampiezza delle campate
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teoriche in fatto d'architettura. Soltanto un artista che studi l’architettura in funzione della rappresentazione pittorica, e cioè di effetti visivi
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intrinsecamente perfettibile, cioè capace di raggiungere, con la spinta delle facoltà dell’ingegno umano, un valore universale. Si spiega così la premessa
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bloccato dei sostegni della cupola, e cioè dal vano centrale; 2) disgregare il nucleo plastico unitario fissando un asse longitudinale dominante, rispetto
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scenografico, ma dalla necessità di permettere la manovra delle vetture, cioè da un’obbiettiva esigenza di traffico: si riduce infatti a una rettifica di
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, un pensiero del Guarini: quello, cioè, che non esiste un’architettura religiosa né un’architettura sacra, ma sempre e soltanto una architettura
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, cioè una «perspecitiva artificialis», il secondo. È vero che, per tutto il Quattrocento e gran parte del Cinquecento, si è cercato di associare o
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storia religiosa, ma piuttosto a fornire immagini o figurazioni per il culto, cioè a tradurre in figura quello che si pensa essere il sentimento
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Il primo progetto, del 1505, è un mausoleo, cioè un organismo plastico-architettonico isolato nello spazio, degradante verso l’alto con tre piani, e
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e interno, cioè di vuoto e di pieno, di finestre e di muro. Bisognava, insomma, che le finestre non ricreassero, contrapponendosi come vuoti luminosi
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l’arte divina e ispirata, di cui ai due quadri del fondo; l’altro è il ritratto dei sovrani, cioè il quadro da cui il pittore, preso dalla nuova
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Il Guarini è l’inventore di una tecnica trascendentale, cioè di una tecnica che trascende se stessa come momento pratico dipendente e integrativo
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Non è affatto strano che a «dissacrare» l’architettura, cioè a revocare la funzione rappresentativa della forma architettonica come significante di
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tipologie: quelle, cioè, su cui si fondava la progettazione classica, fino al Bernini e allo stesso Borromini.
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diretto dell'artista, nell’opera finita. Vanno piuttosto considerati alla stregua della pagina di musica e cioè come trascrizioni in vista dell
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errore quando si pensa che le tecniche umane vanno al di là dei modi naturali e cioè realizzano fenomeni che sono puramente umani, spirituali.
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«conversione» e il «martirio». Infatti, nella nuova prospettiva ascetica, non può esservi vita religiosa senza .«martirio», cioè senza l’esperienza
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arrivare a determinazioni spaziali senza la mediazione volumetrica e di moto delle figure, cioè senza passare attraverso la «mimesis» della natura: l
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dalla storia politica, del Piemonte l’Alfieri fu il primo architetto di Stato: il primo, cioè, che abbia coscientemente inserito l’iniziativa
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del bello; e chi se ne intende, cioè è del mestiere, non giudica secondo schemi astratti, ma secondo la qualità delle singole opere. È questa la
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qualità, non dipendendo da alcun principio a priori, è valore che si realizza esclusivamente nella fattura artistica, cioè attraverso quei procedimenti
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chiaroscuro meno «imitativo» che non fosse quello di Raffaello, e cioè non più impegnato a modellare saldamente il volume delle cose. Nasce così l’idea di
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percorso del «wit», o della associazione e combinazione delle idee, è per così dire tracciante, cioè determina una dimensione, una struttura, una
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legati alla stessa catena, sviluppa naturalmente il tema della varietà in senso allegorico, cioè la sua immaginazione si sviluppa su un piano
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due idee, la linea ondulata e sinuosa è il collegamento più indiretto, cioè quello che permette, d’incontrare, nel suo svolgersi, e di associare ai
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, cioè sapendo discernere e riunire i suoi valori (is in fact - precisa Cozens — the art of seeing properly»).
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poemi: voleva cioè che il libro, come tale, fosse un oggetto d’arte. Ma, come poi in Ruskin e in Morris, questo artigianato «intellettuale» non è
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questa scadenza coincida con l’inizio della grande stagione della critica inglese, cioè col sorgere della grande personalità di Ruskin. Infatti, l
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ha preceduto la rivelazione dommatica di Raffaello, cioè all’arte che documenta il progressivo aggregarsi, e non il postumo sfruttamento di un concetto
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profondità dell’esperienza empirica: come realtà concettuale può essere espressa soltanto con mezzi concettuali, cioè attraverso relazioni proporzionali
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all’architettura e all’arte decorativa e si concluderà nell’integrazione metodologica e operativa di arte e produzione industriale, cioè in quello
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attuarsi sul piano del contingente, degli interessi sociali e politici; ma proprio quando il contingente, cioè la problematica sociale e politica, assurge
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cioè in cui il maestro cercava, oltre la natura e la stessa figura, la forma immateriale e inafferrabile del «concetto» o del trascendente. La
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essere rappresentato in scultura, cioè in un contesto formale che si dà all’occhio come un tutto unitario e che dunque deve risultare da un sistema di
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, cioè della vita di una società che ha le sue radici e i suoi modelli nella natura.
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