l’architettura (seguitando le strutture reali nelle immaginarie, o finte), imita la scultura (nelle cariatidi, nelle erme, nei medaglioni), imita
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modulare l’intero dipinto su un unico colore perlaceo, quasi fosse un monocromo, che tuttavia non discende dalla scultura ma si plasma, animandosi
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La scultura romana del tardo Manierismo è abbondante, ma di qualità limitata. Ai molti scultori, per lo più ticinesi, che lavorano a Roma si chiedono
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ottenere dall’architettura spazi aperti, soleggiati, ventosi; dalla scultura la morbidezza della seta, il tepore e il colorito delle carni, la levità
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, restauri. Bernini vorrebbe poter modellare tutta la città con le sue mani, come fosse un’immensa scultura. Le chiese progettate nella sua maturità
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galleria Farnese, la pittura imita l’architettura (la finta trabeazione) e la scultura (le cariatidi a finto stucco, i medaglioni dorati): ma qui tutto
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La scultura romana del Seicento e naturalmente dominata dal Bernini, nella cui bottega, che si aggiudica le commissioni più importanti, lavorano
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sua scultura) d'una intensità plastica e luministica che lo avvicina alla pittura contemporanea, specialmente del Ribera.
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, occorrerà attendere, negli anni ottanta, l'arrivo a Firenze di Luca Giordano. In architettura, con il NIGETTI e il SILVANI, in scultura con PIETRO TACCA
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studiare scultura a Venezia. Le prime opere sono del 1773, ma soltanto nel ’79 si afferma con un’opera importante, Dedalo e Icaro. L’anno stesso va a Roma
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ombra, e la scultura è perfettamente levigata, con un chiaro-scuro finemente graduato, è chiaro che l’artista non si è proposto di realizzare, ma di
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, giovane, esitò tra la pittura e la scultura: i suoi dipinti dimostrano una netta avversione al tiepolismo e al guardismo e una tendenza a tornare a
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