e a Raffaello, alla volta della Sistina e quella della Farnesina. Erano i venerati modelli dei manieristi; e Annibale dimostra che non hanno li hanno
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sola realtà che è il presente. Come Annibale, il Caravaggio pensa che i manieristi non capiscano Michelangiolo e Raffaello: ma, per Annibale, non ne
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quello che riprendeva uno schema di immagine di Raffaello (Giove con Ganimede: nella Farnesina). Raffaello era considerato il pittore del «bello
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e Raffaello, ma non li capiscono; fanno pittura «di storia» ma la storia, per loro, è vana oratoria; stanno ai modelli, alle regole, alle teorie, ma
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delle volte con una precisa intenzionalità operativa) le opere dei maestri antichi e moderni: i veneti (soprattutto Tiziano), Raffaello, Michelangiolo
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l’erede di Raffaello, Giulio Romano, aveva dettato legge per più di venti anni. Ma non si tratta più, in Rubens, di un erudito gioco di scambio delle
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mimesis dell’ldea; l’ideale diventa modello, e il modello non può che essere Raffaello. Di Raffaello, Domenichino ammira soprattutto l’espressione
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prospettica: come quella, per esempio, che si vede nell’Eliodoro cacciato dal tempio, di Raffaello. Il Bernini non si limita a uniformare l’allineamento
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; è la tecnica del visibile, dell'appariscente. Tale è la sua funzione, il suo servizio sociale. È giusto ricollegarsi a Raffaello, ma bisogna anche
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Il Cortona è ancora maggiore come architetto. Se, come pittore, mira a sviluppare tutte le possibilità di un binomio Raffaello-Tiziano, come
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Raffaello o di Tiziano, secondo le occorrenze: ora prendendo da Raffaello il nobile atteggiamento delle figure, ora dai veneti le sembianze d'un certo
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