tra dipingere un quadro di fiori e un quadro di figure. La natura morta è legata, in lui, al pensiero della morte: è la presenza delle cose nell
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(acquista, per conto del duca di Mantova, la Morte della Madonna, rifiutata dalla chiesa di Santa Maria della Scala). Lui stesso infine colleziona gemme
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, creata al principio del nostro secolo; alcuni pittori - taluni addirittura più anziani di lui — gli sono vicini, ma, già prima della partenza da Roma
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La passione contenuta, moralmente controllata è il sentimento: il Reni è il pittore del sentimento morale, a lui la società eletta del secolo deve
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angeli galleggianti in una luce dorata; sfrutta la luce naturale per isolare, nel lanternino, il Cristo che emana, lui stesso, luce. Nel grande
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in lui il genio del secolo: non solo l’interprete ma il fattore essenziale di quella «restaurazione cattolica» che, dopo il chiuso rigorismo
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quattro pilastri, con due ordini di nicchie. ln quelle in basso, più profonde, Bernini colloca quattro statue gigantesche; ne esegue l una lui stesso
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giunge a Roma verso il 1612 si mette subito nella scia di Annibale, interpretandolo in senso puramente decorativo. Il classicismo, per lui, è soprattutto
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1682), anche lui a Roma, ininterrottamente, dal 1627: l’ideale che Poussin cerca nella storia, Claude lo trova nella natura. Dipinge esclusivamente
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repertorio, dai ricordi caravaggeschi (i morti, dal corpo livido, in primo piano) al Guercino, e attraverso di lui i veneti, e ancora la contemporanea pittura
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Artemisia, il pittore-letterato che si ispira alla sofferta poesia del Tasso. Il luminismo, in lui, è un’illuminazione innaturale; un raggio che estenua
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Domina, fino alla morte, ma anche dopo, la pittura napoletana; è conosciuto dappertutto, le sue opere sono richieste in tutta Italia, lui stesso si
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«genere» in densa poesia, consonante con quella del Poussin e del Testa, da lui conosciuti a Roma tra il 1634 e il 1645. Una ricerca, quella del
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rapporto che lo legherà all’ambiente sono, per lui, le prime determinanti della forma architettonica.
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dell'antico: paragonabile alle versioni da Omero del Pindemonte e del Monti. Nel 1802 è chiamato a Parigi da Napoleone, che vuol fare di lui il suo
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Filottete di Sofocle. Per lui, la sublimazione avviene senza il trauma del rifiuto (protestante) della natura, e il vero classicismo non è quello di
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