Bisogna ricordare infatti che fine del processo creativo è dar luogo alla fondazione di una realtà pura, divisa dalla realtà esistenziale, sottratta
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nella sua grezza realtà esistenziale suggerirebbe, ma proprio nel momento della proposizione, dell’isolamento dal contesto vissuto e utilitario si
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fotografia che per la pittura si tratta di un passaggio obbligato, di un’estrazione dal flusso della realtà esistenziale, estrazione a cui si ferma la
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fotografia quel che si è detto, e cioè un modo di fermare a vista senza formularlo, l’oggetto, intenzionato in certa maniera nel flusso esistenziale (e da
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, nella formulazione, nelle sue più minute particolarità, fino a sfiorare l’evidenza esistenziale, si è ripresentata varie volte nella storia della
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della corrente esistenziale fra la cosa e il mondo. Al mondo, come spettatore, è allora dato inserirsi nell’opera, e non come opera in fieri, né come
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riconoscimento della sua autonomia rispetto al divenire e alla realtà esistenziale che circonda e avviluppa l’opera d’arte, autonomia che non si deduce
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un attimo di realtà esistenziale nel suo flusso stesso d’esistenza, mentre questa realtà ha corso, vale, unicamente in quanto serie d’immagini che la
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svalutare, per Platone, la realtà esistenziale e l’arte, rispetto all’idea, offre spontaneamente il modello per 71 aiutare la fotografia e il cinema in
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i perfezionamenti, volti tutti a trarre quanto più fosse possibile il film verso l’identificazione con la realtà esistenziale che fotografa. La sua
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sulla presenza stessa che realizza la realtà esistenziale.
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. Nel Caravaggio accade che l’oggetto si costituisce avanzando e non retrocedendo da quella realtà esistenziale da cui viene estratto. È come se
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continua erronea assimilazione alla realtà esistenziale, nei cui riguardi la concettualizzazione sembra avvenire senza residui apprezzabili. Ma questo
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l’opera d’arte nel sostrato psicologico da cui nacque. Un’opera d’arte è forma, è realtà pura divisa da quella esistenziale, contrapposta a quella
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esistenziale, non implica tuttavia il solo e grave problema ontologico della fondazione delle due realtà, problema che qui viene soltanto posto, ma può
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fin qui [sulla realtà esistenziale]. L’efficienza dell’opera non ha niente di un effetto. Si fonda nel mutamento che avviene nell’opera dell’esistente
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esistenziale, la realtà dell’arte, anche se per lui ha per contenuto il rispecchiamento della realtà esistenziale, come una realtà affievolita, anzi può
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, come analogon della realtà esistenziale. «È vero — osserva Barthes — che dall’oggetto alla sua immagine fotografica vi è una riduzione di proporzioni
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assoluto del percetto dall’oggetto, in questo suo porsi come realtà astante, e non esistenziale, è realtà e non messaggio, ancorché dalle connotazioni
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presenza non esistenziale, un’astanza, e tale presenza si produce solo in quanto viene a manifestarsi ad una coscienza, il modo di presentificarsi alla
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due realtà. D’altronde in questa duplice apertura, che la coscienza ha sul percepito, risiede la possibilità di distinzione fra realtà esistenziale e
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sciolta dal flusso esistenziale.
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Nella costituzione d’oggetto 3 si ha l’imposizione di un senso all’oggetto, arrestato, sospeso dal flusso esistenziale: ed è su questo percepito
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problematica esistenziale. Nella problematica dell’esperienza lo incontra naturalmente Kant, che, nella Critica della ragion pura, alla Seconda Analogia
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