apparenti: il passaggio dal muto al sonoro e al parlato fu laborioso, appunto perché bisognava imparare a padroneggiare questa ricchezza eccessiva — davvero
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ridotta rispetto alla inesauribile ricchezza del fenomeno e perché, a parte gli schemi spontanei della percezione che filtrano quasi automaticamente la
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potenziale ricchezza fenomenica. È chiaro, a questo punto, che il momento dell’investitura simbolica difficilmente potrà coincidere con quello di un
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ricchezza ineffabile dell’immagine.» Da questa premessa in cui la diffidenza verso l’immagine, come processo di semiosi, è chiaramente confessata
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non è, in definitiva, una ricchezza intrinseca che va esumata dall’immagine, sia essa fotografica o no: più che di polisemia occorrerebbe parlare di
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