’epoca dell’opera, ma si forza l’opera a far parte di un ambientamento, non di uno stile determinato cioè, ma di un determinato presente. E ciò non è
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Per il fatto che l’opera d’arte entra a far parte del mondo della vita, per i mezzi fisici in cui è stata estrinsecata, come tale diviene oggetto e
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con il gruppo di Miriorama o Gruppo T. Il resultato di queste ricerche sono degli oggetti inutili, talora semoventi o che lo spettatore può far muovere
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attuale: né può prendersi in seria considerazione un’avanguardia del presente, perché concetto in sé contraddittorio, né far consistere l’avanguardia nel
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struttura e dunque l’essenza. Ma per far questo avrò dovuto separare, nella sua originalità, il fenomeno che fenomeno-non-è dagli altri fenomeni
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, in nessun modo, far conquistare alla fotografia la seconda ed essenziale fase del processo creativo che alla fotografia manca 2. La scelta, la messa
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fino a prestarsi alla confusione, fino a far dire a Delaroche 3 che «con la fotografia moriva la pittura», e, ironicamente, a Flaubert, che il
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è che, per far questo, non si è cercato di influire sull’oggetto stesso o sulla presa d’immagine, come nel cinema espressionista, ma, lasciando la
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dell’umana fallacia, si rischia di far passare l’accento, per l’opera d’arte, dall’astanza alla semiosi, ciò che è inammissibile. Così sarà pure una
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storico, né che sia possibile far ciò in margine e senza detrimento al suo porsi primario alla coscienza come opera d’arte. Inevitabimente si crederà di
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irrilevante per la problematica dell’arte, dato che la riproduce tal quale. Per impostarla ex-novo non serve dunque di far scendere l’arte di grado, in
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reinserzione nel tessuto (dialettico) della storia appartiene al secondo momento, in cui l’opera viene considerata in quanto è entrata a far parte del mondo
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antitesi ad un plesso politico-culturale, ma in quanto tale è anche entrata a far parte di un contesto storico, che a sua volta potrà aver determinato
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basa proprio sulla prerogativa della coscienza di far rifluire la flagranza o la astanza della realtà a tramite di una conoscenza, ma con ciò non si
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contrapposizione di una realtà non astante di cui quella astante assume la rappresentanza. Nel far ciò la presenza dell’oggetto, l’imminenza del percepito, è
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disgiunta dalla realtà fisica. È l’esteriorizzazione del percepito senza l’oggetto a cui riporta il percepito. Non si può dunque far rientrare nel processo
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conseguenza di un intervento umano in una situazione preordinata: mentre la «causa» a cui occorre risalire per il far luce è la corrente elettrica e l
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’accensione della lampada è solo strumentale, in quanto che l’intenzionalità è volta a far luce, e della luce la causa è la corrente elettrica. Pertanto la
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dell’opera d’arte, corrisponde dunque all’indagine da compiersi sull’opera d’arte, una volta che è entrata a far parte dell’esperienza. Non si tratta
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doveva far rientrare tutta la storia nello schema infanzia-adolescenza-maturità-vecchiaia, non poteva evitare gli accavallamenti delle tesi-antitesi dall
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storia dell’arte esperiti dal punto di vista marxista. Poiché abbiamo già chiarito in qual caso si possa e dove non si possa far pernio sul concetto
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