tutta l’arte contemporanea, mentre, prendendone atto, si arriva a potere porre nei giusti termini la pariteticità, con i processi artistici interamente
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specializzazione delle specializzazioni: la scienza arriva alla vita in manufatti (apparecchi) incomprensibili anche se utilizzabili. E la sostituzione della
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cui si arriva a quel resultato: che potrà essere anche povera cosa, ma sempre designerà un attimo di libertà e non di subordinazione. Nell’Informale
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E quando si arriva a Degas — è solo il caso più noto — la fotografia può sembrare prendere nascostamente le redini e da serva fare da padrona. Ma se
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arresta la fotografia, in cui pertanto si può riconoscere un’aspirazione alla forma, ma non la clausola della forma: a questa arriva solo la pittura con la
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d’oggetto — ora l’artista moderno nella sua elaborazione arriva all’oggetto, ha per termine finale l’oggetto, di fronte al quale eccita lo spettatore
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differiva dal trompe-l’oeil? Finché si arriva a Burri, in cui le materie sono di più di quello che sono, si danno come oggetti, prima di fondere nella
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, facendo forza su se stessi, che si arriva a decomporre quell’unità ferrea, interrogando il tessuto narrativo sottinteso e che, non sarà male insistervi, non
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opere d’arte, proprio perché è «senza senso» discettare su ciò che non si sa che cosa sia, di cui non si arriva a dare definizione di sorta, né potendosi
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ricerca. Ma poiché neanche questo basta, e occorre definire il sui generis, che altrimenti non arriva a esplicitare la specificità dell’arte, ecco
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forze produttive e di forme di produzione che arriva a fine solo quando le prime escono dal loro anonimato, prendendo coscienza di se stesse e
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