senza rinunciare ad alcuna delle grandi scoperte di stile dei maestri del passato, anzi, nutrendo di quell’altissimo magistero situazioni della realtà
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sempre consapevole ricerca. Scrive Argan che il Maestro «ha dipinto vari quadri nello stesso anno in cui lo stile appare completamente diverso
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«mostri» (1925-30) a quello delle tauromachie (1934), l’arte di Picasso si è mantenuta in virtù del suo stile sempre legata ai sentimenti e alle
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Salon del 1951 — il pittore ha saputo esprimere la sua protesta, non prendendo dal guardaroba delle avanguardie uno stile purchessia allo scopo di vestire
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creazione, formano lo stile. Il progresso in arte non consiste nell’ampliare i limiti, ma nel conoscerli meglio».
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classificabile in periodi, attraverso i quali si possa riconnettere anche uno stile «preciso» e, in certo modo, ripetuto. Nella sala più grande della
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temperamento si avvalse di uno stile, per dir così, impediente, quasi che tra il pensare e il rendere, tra lo ispirarsi e il realizzare dell’artista
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disperazione che parrebbe addirittura privo di forma, nel senso di uno stile che si fa da sé, specchio di una necessità travolgente.
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Fautrier è invece assai più consapevole dello stile, accennavamo: il maestro è davvero un francese, erede consumatissimo di tutta la recente e meno
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arrivo dell’arte europea e mondiale, per la novità e la libertà dello stile, per la immediatezza e l’inequivocabilità della «voce», pura e ispirata
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caricaturale e parossistico nei confronti dei modi del primo espressionismo. Eppure questa «parodia di stile», ricco, sontuoso — in certi momenti il suo
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quegli spunti di stile, che sono percepibili, che, malgrado il tema (ma anche in virtù del tema, dopotutto), fanno di quelle tempere qualche cosa di più e
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Brancusi, prima ancora che dei vari coetanei Arp, Archipenko, Zadkine, Lawrence, opera al profondo nello stile di Giacometti per il «quanto di cubismo» o
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questo, contraddette nello stile, incerte se proseguire nella via del «finito» o svoltare in una plastica più sintetica, metà saggio accademico, da
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ispirazione allo stile, per quella sublime disinvoltura che sembra dare dell'immagine, senza sforzo, il suo risultato, resta il fatto che in diverse
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stesse «scoperte»; e se taluni battevano l’accento sull’oggetto e tal altri sullo «stile», rigore morale ed umano era in tutti: di superare, di
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una «svolta», e di «costituzione di uno stile». Lo stile in Mafai, riconoscibile, dalla tavolozza al modo di disegnare, dalla scelta dei soggetti alla
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artisti romani d’oggi in fregola dell’«arte per l’arte», come il paladino di un’arte moralmente tesa alla riconquista di uno stile attraverso l
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primissimo Carrà dopo l’esperienza metafisica? Tutte suggestioni di epoche e di maniere assorbite in altro stile, lo stile del nostro tempo, più o meno
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Perché dunque questa differenza? Il patetico viso di Umberto Saba — ci si potrà domandare — non può gareggiare, quanto a perfezione di stile, col
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’insieme le opere astratte non hanno la medesima carica fantastica e la medesima concretezza di stile. Alle soavi e intense evocazioni di corpi nello
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: chi, infatti poté riconoscersi, nelle peculiarità dello stile e nei contenuti, degno figlio di Scipione Bonichi o di Mario Mafai, i due principali
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, fra ripiegamento conformista nella tradizione, e scoperte di stile nell’onda delle esperienze rivoluzionarie, era diversa; apparentemente i Maestri si
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tempi, in extremis, lo stesso Mafai, — per limitarci ai protagonisti della scuola romana — hanno operato un radicale mutamento del loro stile, arrivando
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metafisica e precisamente nel decennio 1910-1930, rivelano sempre un’alta coscienza di stile, un profittevole momento di raccoglimento, di pacata riflessione
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ponte non sempre consapevole dei valori di stile, almeno nel senso di uno sviluppo in un ordine avanguardistico dell’arte italiana, specie nel momento
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altresì costruttivo e ricco di risultati alla formazione di uno stile del tutto diverso da quello del post-impressionismo, è stato detto in saggi e libri
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vetri delle case in stile organico venute su nei nuovi quartieri, luci al neon, più gelide e sottili, di quelle che Sughi amava una volta stendere nei
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Circa il punto di partenza del futurismo come fatto di stile, è noto che Balla, Boccioni, Carrà, Severini ed altri minori furono, nella loro fase
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volta, riuscivano rivoluzionarie (emblema di una nuova moralità, nella gelosa consapevolezza di uno stile), oggi (cinquant’anni dopo, cioè) la medesima
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, si fondono in una somma per diventare uno stile, lo stile particolarmente composito, ma non ecclettico, del migliore Emilio Greco.
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passionalità del suo figurare, non suffragate ancora da uno stile tutto suo, che ci portano in quest’ordine di considerazioni. Si veda l’«Uomo di domani» e
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Tra gli scultori astrattisti di qualità che espongono all’VIII Quadriennale, il più originale, anche se non il più ricco di esperienze di stile, è
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raggiungono uno stile assai più libero, nel medesimo ordine di problemi, di quanto non avvenga nei futuristi. Si comprende come dal cubismo analitico possa
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romanticismo della pittura sociale fine secolo, pittoreschi abbandoni divisionisti, si mescolano e si complicano nel nuovo stile: raramente furono fusi
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pietà, né sdegno, né angoscia, ma, se mai, la ingenuità del «baubau», bugie, come pittura e stile, nell’arbitraria marezzatura delle luci e delle
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», «Manifestazione interventista») fanno pensare a una consapevolezza relativa dello stile cubista analitico e della lezione fauve; mentre altre opere appaiono
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Insomma Gianquinto opera astrazioni e sintesi con uno stile che comporta analisi e racconto. Laddove questo racconto basta a se stesso, laddove la
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Il problema che noi vogliamo porre, a proposito del Dova attuale, è quello del tono che il suo dramma assume a seconda dello stile o meglio del grado
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necessità di un approfondimento del linguaggio pittorico, della ricerca di uno stile quanto più possibile aderente ai tempi: e se è vero che in altre zone
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insegnato, come pure che i suoi colleghi di avanguardia erano in gran parte «dei pagliacci», perché il rigore del suo stile par prescindere dallo
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scelta di temi nell’arte del tedesco; ma lo stile di Baumeister è inequivocabile nei suoi limiti; è vero, si, come accennò Enrico Crispolti nella
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Baumister è per noi un maestro di stile che non si abbandonò mai del tutto al puro giuoco e che seppe rinnovare continuamente il suo repertorio, pur
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formalismo di Marc (ma è più raffinato nel colore e sa raccontare nonostante lo stile «difficile»); il grafico Werner Schreib, che condensa diversi
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: dalla matrice brancusiana Jespers ha imparato a spaziare lo sguardo nella scultura di tutti i tempi; e più di ogni altro è in lui familiare lo stile
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ispirazione e stile, per cui le sue opere compongono quasi il ritratto di un arsenale, sono il risultato di una febbre fredda; né si vede perché lo scultore
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Tra le personali di rilievo noi poniamo al primo posto, per la indiscussa carica poetica, la inconfondibilità dello stile, la ricchezza delle
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continuità «orientale» di ispirazione, se non proprio di stile. Pietro Consagra si presenta al solito problematico, ma con più di una carta in regola
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