Se Mafai ha dipinto paesaggi romani guardando con la coda dell’occhio gli schemi astratti — ma nel modo meno scaltrito che potesse, quasi come per un
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Certo quegli anni romani dal 1928 al ’33 (anno della morte di Scipione) furono densi di risultati, anche se la opaca provincia dette ai tre artisti
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«Sei», molto vicini ai «romani», specie Menzio e Chessa) non andò molto lontano, ma tentò, a suo modo e in mezzo a mille difficoltà, di ritrovare il
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artisti romani d’oggi in fregola dell’«arte per l’arte», come il paladino di un’arte moralmente tesa alla riconquista di uno stile attraverso l
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«scuola di via Cavour». Nella mostra sono presenti tre paesaggi romani, i Carabinieri, il Pittore all’aria aperta, tutte opere che possono essere
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Un interessante punto di trapasso fra i due Levi in esame credo siano i ritratti dei ragazzi in piedi sullo sfondo di tetti romani. In questi dipinti
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quindici anni, una Mostra dell’arte migliore prodotta nella Capitale dopo il momento novecentista; infatti molti artisti «romani» continuano ad operare
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. Arlecchini e matrone, romani nelle pose, gracili nello strato, non più pretesti per l’affresco, non ancora, e mai, dipinti di scene vere; ché nella
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vivere meno riverberata la grande lezione impressionista, quegli artisti romani, solo in parte presenti nella Mostra organizzata da Castelfranco, che si
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preistoria di alcuni artisti romani oggi operanti con discreta fortuna: Omiccioli, Fantuzzi, Villoresi, Quaglia, Cimara (questi ultimi due con
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grafica, in parte già conosciuta dai romani, costituì — come noi scrivemmo distesamente — il fatto più alto e originale alla XXX Biennale di Venezia
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