Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: romana

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Personaggi e vicende dell'arte moderna

260716
Venturoli, Marcello 39 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
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premura distaccata, se non con la stessa curiosità avida ed aggressiva, — gli aristocratici della nobiltà romana, i neri due volte, tutti per il

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» di Torino, i «Tre» della scuola romana di Via Cavour, e, più tardi, i «romantici» espressionisti di «Corrente».

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cinquantenne numero uno della «scuola romana», presenta alla Galleria «La Tartaruga», con uno scritto in catalogo del poeta Attilio Bertolucci; il quale così

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di Raphael si ripropone e acquista attualità il problema dell’origine della pittura «romana» dopo la esperienza novecentesca. Chi studierà della

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felice romana negli anni a cavallo del 1930. Gli altri due furono e sono italiani inequivocabilmente: dai furori «cattolici» di Scipione, al patetico e

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della «scuola romana».

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Rosai e le intuizioni della «scuola romana», che ci pare prosegua la lezione di Rosai e che sia, quanto a novità e urgènza, assai meno «fuori» del clima

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premesse. L’antinovecentismo novecentista di Scipione (come più tardi quello di «Corrente» o come, contemporaneamente alla «scuola romana», quello dei

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Scipione e, conseguentemente, della paesistica — almeno — della «scuola romana di Via Cavour». Per esempio nel quadro «Casa toscana» (1919-20) della

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«scuola romana», sono da studiare numerose altre opere: il «Pino e cipressi» della collezione Michelangelo Masciotta (1922), il «Cortile» della

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favorevole alla sua possibilità di «tenuta»: quel limite «distanziarne» in virtù del quale gli eroi della vita popolare romana sono visti da Ziveri

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dedica il giusto spazio, al fatto che la Scuola romana debba davvero qualche cosa al maestro, quella dolce e intensa arrossatura e indoratura di

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tragico pallone infarinato di luci, dove si aprono occhi di pagliaccio cerchiati come mammole, della «Figura romana» (che ricorda i disegni di Scipione

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protagonisti della Scuola romana? E quale scultore senti di aver da spartire qualche cosa, come realista del 1945, con Mirko, per esempio o con la

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operosamente critico, riabilitativo di certi valori e di certi risultati: tanto più che vicino alla scuola romana, ai «Sei» di Torino, e, più tardi, al

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della «scuola romana di via Cavour» altro è il clima, così tenero e pungente, così intimo, del fantasticare, tanto che alle donne in compagnia di

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tempi, in extremis, lo stesso Mafai, — per limitarci ai protagonisti della scuola romana — hanno operato un radicale mutamento del loro stile, arrivando

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Ma se Capogrossi è forse l’unico tra gli artisti della scuola romana che si è rinnovato in radice, i risultati di questo rinnovamento sono

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Vili Quadriennale d’arte di Roma. E non solo perché dallo «sguardo alla giovane scuola romana dal 1930 al 1945» si ricava con soddisfazione quanto

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e limitanti (la scuola romana al posto d’onore, la scuoia romana e non, insieme ad essa, la preistoria dell’astrattismo in Italia, per esempio) fosse

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La Mostra della «scuola romana» non viene seconda nell’ordine degli scandali di questo tipo: diremo appresso in che modo il fronte astratto prese

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scuola romana con Scipione e Mafai...». Sacrilegio! Confondere — tuonarono gli astrattisti — Licini e Soldati con i chiaristi, mettere sul medesimo piano

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eccellente scelta di alcuni altri, poneva intanto quasi provocatoriamente la ipotesi di una aggiunta: quella della «scuola romana», non come una svolta

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antinovecento novecentista. A proposito dei contatti fra i maestri del Novecento, da una parte, e scuola romana dall’altra, la recente mostra retrospettiva a

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Certo, se non sono accettabili le ipotesi di accostamento fra il Novecento e la scuola romana prospettate dal Crispolti per liquidare negli anti

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iniziale della scuola romana, ma assai energico nella determinazione psicologica e morale: tutti artisti, i Pirandello, gli Stradone, i Guttuso, i

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Veniamo ora più da presso alle opere e agli artisti della scuola romana, pupilla di questa ultima edizione della Quadriennale d’arte di Roma

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Castelfranco, assorbito nella sua diligenza, si sia curato di certe problematiche. Intanto ci pare che anche in una mostra «romana» dell’antinovecento, certi

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Non è stato altresì tentato il raggruppamento vicino alla «scuola romana di via Cavour», come la chiamò Roberto Longhi (Scipione, Mafai e Raphael

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Il critico si manifesta molto scettico sul tonalismo, inteso questo sia come peculiarità o caratteristica della scuola romana, ruotante intorno a

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pensiamo di fare opera non del tutto cronistica, ricordando che il tonalismo in Italia si confuse, prima, con una sorta di compromesso fra la scuola romana e

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Giorgio Castelfranco ha poi voluto — e ci pare Un saggio proposito, questo suo — interrompere al 1945 lo sviluppo, o la vita, della «scuola romana

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Un altro aspetto del cammino dell’arte romana dal 1940 al 1945 ed oltre che dalla mostra non emerge in maniera evidente, non solo per la scarsità

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romana che iniziata con Scipione e proseguita con Mafai, ebbe vari seguaci pettinati e alcuni fratelli indisciplinati: Pirandello ad esempio e Stradone

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di Guttuso con il gruppo di «Corrente»: non che l’artista siciliano si sia molto arricchito nella sua permanenza milanese dopo la prima sosta romana da

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» romana.

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Tentare una analisi dei singoli quadri allo scopo di tracciare una prospettiva concreta dell’arte romana dal 1930 al 1945 non è agevole e forse

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romana dal 1930 al 1945». Lo Stradone di vent’anni dopo ci appare con voce più tenorile, con immagini più labili e indistinte dentro atmosfere

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di scultrice adulta, è Antonietta Raphael Mafai, la Ninfa Egeria della «scuola romana», un tempo eccezionale pittrice e successivamente sacrificante al

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