agiografica, non tipologica; in tutti trema e splende il dolore del mondo: talché i partiti politici, le ideologie e i programmi estetici, perfino le
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da Toulouse Lautrec; c’è perfino cordializzata nel grottesco, la sua amara satira; e così nei dipinti di Bonnard fra il 1895 e il 1905 — molti dei
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), «La conversazione» (che fa venire in mente perfino il museo di Degas, per le tipologie, il leggiero gusto aneddotico degli interni di «genere»), «Misia
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bianche, di Sadun; perfino il totemismo di quel prestigioso principe degli artigiani che è Mirko, combinato insieme a tante figurazioni plastiche dell
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nei suoi numerosi viaggi e trasmigrazioni per il mondo, l’Europa in tasca: e c’è perfino un pizzico d’Italia nel nome suo, Pougny, ché il nonno era
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. E che dire de «La notte» (1890) nei confronti del medesimo motivo in acquaforte «Chiaro di luna» (1895)? Perfino le fastidiose striscie a sciarpa, che
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» (1950) o dinnanzi a queiraltro monumento di tenerezza della «Paloma che dorme» (1952); e non si scandalizzino se in Picasso, perfino nello stesso anno
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storicamente precise. Si veda «L’Arlecchino» citato. In certe forme scritte, quasi calligrafiche nel segno, può venire in mente perfino Ingres (come viene in
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, il medesimo contenuto «formalistico». Perfino nelle sue più accarezzate nature morte, come le tre pitture del teschio di ariete col candeliere (1945
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bello, d’essersi «acconciamente colorata». Da qui la ragione del pittore di ridipingere a lei le unghie e anche le mani e perfino i capelli di una
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? Teste a zatta, con le narici taurine, le mani e i piedi immensi; perfino i fiocchi nei capelli di certe pupe, paion corde; e poi — per continuare nel
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di sabbia e metà svelate dalla luce; e poi il giapponese nel Brasile Manabu, tra angoscia e delizia, che ci ha dato perfino il «suono dell’asse della
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meno, del «movimento» o «della scuola»: perfino nel periodo cubista, in cui l’artista può essere considerato a ragione nonostante l’enorme contributo
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perfino nel modo della pennellata certo clima monettiano, per quel fastoso decorare, per quell’accozzo vegetale e floreale di ombre e luci colorate. Vi si
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, ma balenate e come reticenti. Immagini, queste di Fautrier, che si collocano con difficoltà perfino su una parete bianca, le une accanto alle altre, a
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sfere, nastri e foglie occhiute, un suggerimento, perfino, da Chagall nel quadro che porta il titolo «Cerchio sul nero» del 1912? E una non accigliata
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avverte infatti che anche il figurativo (cioè l’immagine riproposta con l’antica logica, la accettazione dei generi, la unità, perfino, della visione
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rapportate al fare astratto, ecco i quadri di soggetto musicale, cari agli stracittadini della Brucke (Ricordo di Sidney Bechet) e poi, perfino, i
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spunto steimberghiano, e c’è l’omaggio consapevole a Picasso nella testa di satiro, c’è l’incontro con Chagall adulto, perfino nelle intonazioni (quei
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dell’uomo; se ne sbalordisce, se ne entusiasma perfino — da qui le sue donne-idoli, piccole borghesi capellute, che si inalberano sulle aste dei loro
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perditempo, goloso, querulo, pettegolo perfino, tingeva di luce, svariava in atmosferiche architetture di pennellate. Era la sua una chiacchera da poeti
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Parigi e di Venezia, capace — diceva De Pisis — perfino di mentire. E quando Cocò fu ucciso, sembra, da uno dei giovinastri dei quali il pittore era amico
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fino a ieri, tra i più affascinanti che si potessero conoscere: giulivo, sereno, ilare perfino, agli incontri, con quel suo viso roseo, i capelli
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Tutte ricerche e fasi che fanno un Prampolini parziale, sofisticato, faticante, a volte perfino a un passo dal cattivo gusto, con quelle sfere e
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. 3», «Fissione di immagini»), questo fatto vale più come un incontro, tanto è riconoscibile nella fase adulta la fisionomia di Prampolini. Perfino la
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, De Staél figurativo, e perfino un certo Pollock, in talune semantiche surrealisteggiate di patetico, e in certe altre dalla pennellata più fisicamente
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sedia, plastici sono perfino i fiocchetti — come le punte di quei seni acerbissimi — delle scarpe da ballo della bambina.
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, essendo appunto precisa, prepotente, disciplina e catalizza tutti i più estrosi umori del pittore. Perfino la grazia con la quale Levi si fa a colorare
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Non vogliamo molto formalizzarci sui due vasti quadri di Sergio Vacchi da Castenaso, che porta dentro fondi di Museo, chiaroscurali perfino, la
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, perfino i polsini di uno spettatore in primo piano. Il quadro che si intitola «Intervallo al cinema» è la composizione di figure più bella fra le cinque
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fiducia sempre scaldate dal senso della scoperta. I suoi paesaggi e le sue nature morte, nella turgidezza del tessuto cromatico fanno pensare perfino a
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velleità dinamica, costruttivistica, talvolta perfino descrittiva dello scultore; la cui natura non è poi eccezionalmente drammatica: ne nasce talvolta
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dimostrarlo, dove, per coloro che non avessero proprio capito, spicca netta la croce uncinata come la più gridata condanna: e perfino le «Scatole di
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, di anticonformismo; perfino verso quelle forme d’arte che sono nate come anticonformiste e che, a lungo andare, possono diventare conformiste, come
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mordente di pittore da cavalletto, un po’ «umanistico» di fattura, se vogliamo, in quegli strati vetrini, in quelle campiture che sono perfino metafisiche
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inerti e decorative, da porre questa nuova struttura sorreggente nella condizione di esser sorretta, di comunicare un valore plastico perfino al
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ricchezza di temi, perfino il più noto dei quali, 1’«Uccello che vola», immagine plastica di uno spazio percorso, di una luce col suo peso, visto nella
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grigio e vuoto, dove perfino la luce sprofonda? L’equilibrio è compromesso dal gruppo dei naufraghi in piedi? Ma è proprio il senso di questa irreale
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