Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: lezione

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Personaggi e vicende dell'arte moderna

260770
Venturoli, Marcello 43 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
  • UNIFI
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, ripetendo talvolta con l’incertezza dello scolaro la lezione sua propria di grande maestro. Due passioni aveva conservato: la mistica, del moribondo e la

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cornici e i rigattieri di Montmartre, tra cui Serot e Anzoli. Questo primo periodo dell’arte di Utrillo si lega a filo doppio con la grande lezione degli

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Ma la cosa più difficile da fare per Bonnard fu sempre studiare la lezione impressionista senza mandarla a memoria; che ci fosse Renoir e insieme

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il liceo di Pietroburgo avverti la grande lezione dei pittori impressionisti, con una lucidità e una intensità di tocco degna di un allievo di Monet.

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Verso quell’epoca, infatti, egli compì il suo primo viaggio a Parigi, dove ebbe modo di approfondire questa lezione all’Académie Jiulian e

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Lautrec, di Gauguin, di Van Gogh si ritrovano nelle sue opere più fisionomiche; come pure la lezione dei fauves fu dal Munch intesa con grande intelligenza

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grande, umanissima lezione, verso l’uomo medio, verso il gran pubblico.

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statica che inserisce all’edificio terminato del sistema». Per Zervos, insomma, la lezione del Maestro consiste nel fatto che nonostante tutte le

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democratico edotto da un trentennio di vita, si incontra con la storia. È indubitato, infatti, che la lezione del Maestro di tutte le avanguardie non si

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e della «umanità» della lezione di Picasso: «Nel corso di questo mezzo secolo — scrisse dunque Guttuso — Picasso ha inventato, scoperto, denunciato

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Nella «Montagna azzurra» (1908) in pieno momento fauve, un che di sontuosamente favolistico trabocca dalla tela, annullando la lezione di esattezza

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primo mezzo secolo. Certo, la lezione di rigore pittorico è altissima, se si pensa che al pittore cui certamente non fa difetto la fantasia, era

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Dicevamo «per via umanistica erudita»: in effetti la grande lezione della «scuola di Parigi», prima dei fauves e poi dei cubisti analitici e

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Accettare la lezione di Pollock non significa perciò consegnarci legati alla poetica astratta, ma, se mai, significa obbligarci con rinnovata

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È vero, si, che l’arte di Giacometti non si motiverebbe senza il nutrimento della «scuola di Parigi» negli anni Venti, e che la grande lezione di

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Pittore colto, indubbiamente, e scaltrito, per la lezione imparata a Parigi dagli Impressionisti di tre generazioni, non patì mai il complesso di

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subito che la mostra di Roberto Melli è prima di tutto una lezione di moralità e di disciplina, di fiducia in quelli che sono — e saranno — gli eterni

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qui, non l’apparenza di quei modi, la lezione, invece, che dietro le sprezzature di quegli avanguardisti il pittore aveva saputo leggere della grande

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l'impegno del colore, l’antica e perenne lezione dei grandi maestri dell’impressionismo. Ma non echi e modi di riverbero, traduzioni o interpretazioni

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a Monaco cogli espressionisti e la scuola di Kandinskij, più tardi a Parigi aveva compreso in radice la lezione del cubismo analitico, inserendosi

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ebbero fin dai loro avvii una consapevolezza della lezione impressionista e cubista, diretta e risolutiva, senza che i modi del Novecento li

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Rosai e le intuizioni della «scuola romana», che ci pare prosegua la lezione di Rosai e che sia, quanto a novità e urgènza, assai meno «fuori» del clima

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dato molto spazio ai paesaggi, dove la lezione impressionista è più avvertita e operante, anche se porta a risultati «minori»; avremmo fatto leva su

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Ben venga dunque, nel 1950, questo impressionista in ritardo: in Italia, impressionisti convinti, che sappiam bene la lezione, che piglino un pizzico

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amato Modigliani; del primissimo Kokoschka dei ritratti; mentre sotto sotto, genuina e capita sino in fondo, è la lezione dei fauves, da cui si parte

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Soutine, dicevamo. In che senso, dunque, Carlo Levi mostra di far sua la lezione del grande amico di Modigliani? Per quella sua pennellata sottile a

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lezione dell’avanguardia, in quanto c’era di meglio in Italia (sopratutto in Morandi) e in quanto di stupefacente aveva dato la generazione dei Maestri

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e delle maschere intorno al 1941-43 che sviluppò (assai prima di quanto non fece Morlotti) la lezione di Morandi in un ordine espressionista di

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: imparato o scoperto questo nuovo alfabeto, Capogrossi ripete da quindici anni, con oscillazioni più o meno fisse e reperimenti piuttosto cauti della lezione

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«lezione»: ché nelle sculture e nelle pitture di questi pionieri delle attuali avanguardie circola una convinzione tanto felice quanto impegnata, si

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lezione della generazione di Ziveri, di Stradone, di Cagli. Gli unici fra gli artisti dell’antinovecento che non siano entrati in zona manieristica o

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di un altro buon viaggiatore italiano, Francesco Menzio — compreso assai bene la lezione di Bonnard) scrive che in quel Mafai «c’è una specie di

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il Nocevento, e poi col mafaismo: la pittura «tonale», più o meno guernita di grafia, più o meno consapevole della lezione impressionista, giuocata

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Cézanne che a quella dei romantici, più nell’ordine della lezione del grande impressionismo, che non seguendo i canoni chiaroscurali del passatismo

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Palermo; egli, a quanto ci sembra, portò coraggiosamente e con una rara intraprendenza a Milano la lezione di Picasso: nessuno infatti l’aveva

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lezione di Jorn, i suggerimenti di Appel; abbiamo visto del pittore nella sua recente bella mostra personale alla «Odyssia» presentata da Francesco

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sentimentalità sensuale e rigore di giudizio, o, se si vuole, tra retaggio classico e umanistico, da una parte, e lezione d’avanguardia dall’altra, fino a ieri

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», ritrovare il Moore astratto, ovvero la lezione del maestro nella generazione più giovane inglese, per esempio Chadwich. Siamo però d’accordo col

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coscienza della forma di gran lunga più smaliziata e soprattutto da una piattaforma di esperienze di più recenti avanguardie: la lezione cubista e

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suggerisce il cubismo analitico; ma dello stesso Picasso egli ha sempre colto piuttosto la lezione umanistica, quel suo insopprimibile amore per l’uomo

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tradizione italiana recente; per la sua nobilissima fatica che lo fa essere talvolta più vicino alla lezione di Cezanne, che non a quella dei colleghi cubisti

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Quanto a Pierre Alechinsky, la lezione di Jom è in lui ancora molto presente; ma l’artista ha fantasia e inesauribile attitudine a fare di immagini

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dell’uomo, il suo incedere, il suo discorrere, il suo ascoltare e pensare, con la carica animale che gli deriva dalla lezione di Picasso; tanto più che

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