mare tutte ottocentizzate nel costume, in un colorato giuoco fuori della vita, nella stagione del riposo. Vi sono poi in questa lunga e unitaria sua
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disegno, per cui gambe e braccia, corpi e visi, paion piantati nelle tele come per sbaglio, o per giuoco, collocati sempre in un punto diverso da
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terribile bambina dal titolo «Paloma su fondo rosso», colta in un momento furibondo del suo giuoco, quando vuol dar propulsione, premendola con le mani
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contemporanei; è l’unico artista che ha saputo dare con una pienezza impressionante il senso dell’attimo fuggente e insieme il gusto di un giuoco
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surrealismo altro non fu che un giuoco più o meno intelligente di composizioni accademiche in scenografie di incantate assurdità, ora in chiave di
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«giuoco» mentale; e il singolare «Fragranza», tra i quadri più belli della Mostra, per quel ricordo (filtrato senza annullarsi) dei modi
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testa, La ridente; e c’è anche una sfumatura del rigore e del giuoco dei metafisici (Mia moglie, Testa); e se vogliamo proprio guardare con una lente di
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novecentesco, quando il mito della romanità, il mito del «mistero», la necessità della evasione, l’alibi del simbolo e la suggestione del giuoco erano
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singolare, ma forse più tipico: nemico giurato del «giuoco» e della «alchimia» novecenteschi, respinge tuttavia ogni avventura di sperimentali avanguardie
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del grande giuoco condotto (dai pittori italiani) nel periodo 1910-1930» possono a suo giudizio esser ricondotte a un comun denominatore. Intanto
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castigarsi del pericolo del giuoco tra fumi e fili di luci colorate, come appariva alla Mostra «Italia-Francia» e al «Mogan’s Paint» di Rimini (e quadri
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). Piace di Mirko il giuoco trepido e fortunato, piace meno, o addirittura respinge, la materia che l’artista ha adoperato, una spuma di plastica, ci
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surrealista per essere accettata come un angosciato giuoco dell’inconscio, e non è abbastanza visiva e realistica per essere accettata soltanto come un saggio
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di spiegazioni basate sull’osservazione: la natura delle forze in giuoco viene più divinata che capita. I quanta, gli elettroni, i positroni, la
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crea, un divario fra dramma effettivo e dramma collocato dentro la tela, in quella misura «recitata» o di giuoco, che è a nostro avviso un comun
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Baumister è per noi un maestro di stile che non si abbandonò mai del tutto al puro giuoco e che seppe rinnovare continuamente il suo repertorio, pur
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cose, non dei «fantasmi»: è tuttavia palese — se pure raramente coronato da successo — lo sforzo di Lardera di mettere il giuoco al servizio della
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