interiore e non rinuncia ad esprimere la sua poesia sulle cose di questo mondo.
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elementare pupazzismo: insomma Kandinskij è astratto per davvero, e il suo essere astratto non è una rinuncia a dire, ma la pazienza felice di dire sempre con
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frattura, un vuoto non facilmente colmabile, pena la grave rinuncia da parte dell’artista ad una cultura europea da lui conquistata a Vienna, Monaco e
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dicono quasi nulla per la cultura d’oggi... Le loro voci isolate ci rammentano che anche la rinuncia deliberata alla rettorica, la repugnanza per il
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risultato di questa esecuzione è da fare almeno un appunto: Garelli ci sembra oscillare fra rinuncia e rivalsa, senza rendere per ora dialettiche queste
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