bastardo, congiurasse contro di lui, è un fatto che Utrillo a sedici anni era già perduto.
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Il giovane Utrillo prese i pennelli con lo stesso malanimo che aveva messo nel suo primo impiego in una banca. Ma siccome in lui era prepotente il
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coi Maestri dell’Impressionismo, esprime quasi fisicamente la distanza che intercorre tra lui e loro: come se l’impressionismo della grande scuola sia
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«evasione» che non fosse quella della sua maniera tipicamente impressionista; Monet già subiva, lui rivoluzionario, le suggestioni dei suoi nipoti
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Ma, a ben guardare negli sviluppi dell’arte di Bonnard si scorge che fu per lui un problema davvero difficile, una specie di felice scommessa contro
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’inevitabile sviluppo: lui più di tutti è riuscito a portare fin dentro il quarto decennio di questo secolo la parola degli Impressionisti senza turbamenti e
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ha continuato la sua sorridente evasione: signore anziane sembran tutte le sue eroine, e i nudi da luì dipinti, in certe abbondanze, in certe
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maestro francese di eccezionale fantasia a confronto dei suoi colleghi impressionisti famosi, si deve a lui riconoscere il merito di una esemplare
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per quante tendenze con consapevole ardore, si fosse maturata in lui l’idea di una patria più stabile e antica, nel mito adoratissimo dell
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, di modi stilistici, e di temi, che appartengono solo a lui e che fanno di questo la ragione della sua grandezza.
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conformismo dell’anti-conformismo in molti artisti di avanguardia, a lui del tutto ignoto — ma anche nella particolare posizione storica dell’arte picassiana
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ottobre 1881) e darci ancora, netta, stimolante, la impressione di essere noi con lui e non lui con noi; d’essere ancora, non solo il più grande
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pensare a Picasso, quasi che Braque avesse in primis subito il fascino, non del modello da lui preso a pretesto per la pittura, ma del prototipo
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esiste in lui di Fauve o di espressionista ante litteram, è un semplice accadimento, non condiziona mai la sua intuizione, che va oltre la fase culturale
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lui sempre di più un pretesto, ma questa comincia a diventargli inutile, tanto forte e concreta è quell’altra sua visione che le forme e i colori gli
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Kandinskij è forse l’unico pittore astrattista che riesca a dare un equivalente non figurativo dei modi figurativi adoperati prima di lui e a lui
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Osservando che il pittore russo si avvale di parecchi modi espressivi della tradizione e a lui contemporanei (fino a certe curiose libere
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pittore Sutherland, anche lui surrealista e no, anche lui viaggiatore nelle avanguardie, a patto di scovare dietro una «testa di spino» l’eterna
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come punte sublimi Jerome Bosch e Brueghel il Vecchio, sono anche Rembrandt, Van Gogh, Ensor — dobbiamo convenire con lui che il Surrealismo è una
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’artista si è avvolto prima di scomparire, come in una bandiera non sua, fu per lui un’esperienza, un momento di trapasso verso chi sa quali altre mete; si
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, per concludere che il non figurare del defunto artista statunitense sia per lui o per noi che oggi guardiamo, un momento irrepetibile, una meteora
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antichi italiani, che lui amava moltissimo, da Giotto a Piero della Francesca, ora alla trasposizione dal taglio fotografico alla tela dipinta». Ingredienti
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Giardini con tutte le sue sculture, pitture e disegni, anche lui — pareva — una creatura della sua arte, tanto la persona fisica dello scultore è tutt’uno
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scultore non poteva essere più coerente; e che io avrei dovuto meno impulsivamente pretendere da lui. In verità l’arte di Giacometti, sia pittura che
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Da quando Filippo De Pisis, malatissimo, fu ricoverato in una clinica, gli amici di lui non pensavano certo che il pittore sarebbe a lungo
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Francia; mai si poté dire di lui che egli fosse il Bonnard, o l’Utrillo d’Italia; una radice profondamente nazionale, nonostante l’apparente labilità e
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, folle, personaggi, animali, oggetti, come se l’Europa da lui traversata in automobile o in vagone letto, fosse tutta a due metri dalle sue tele: ecco
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, collerico, patetico, buffone, polemico, avrebbe avuto modo di perdersi mille volte per via, se l’antica quadratura di provincia non avesse operato in lui
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valore da lui scoperto, aiutato, difeso, presentato, per il figlio o il parente di quell’altro, bisognosissimo: e parlava aprendo le sue braccia
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Fra noi di quarant’anni e lui di settanta s’era stabilita ormai una solida e singolare amicizia. Con lui non si potevano fingere parole di comodo; e
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smaccatamente professionali: infatti, fra lui pittore e il mondo in cui, fin dal 1928 fu necessitato a vivere, Torino e l’Italia fascista, era una perpetua
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sulla sua pittura: ricorderemo la riassuntiva del pittore alla Quadriennale del 1935, la retrospettiva di lui alla prima Biennale dopo la Liberazione
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Longhi, critici d’arte e di lettere i quali, occupandosi di lui sulla «Fiera» e altrove con entusiasmo, erano diventati subito suoi amici fraterni
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compianto De Luca, è una lunga confessione dello stesso artista attraverso la quale si avverte quanto scontati fossero per lui i discorsi pure illuminati di
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certo esame di coscienza. Ché i modi impressionistici di Maccari non giungono a lui sfornati dal manuale come agli allievi dell’Accademia, giungono
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sulla sua moralità di uomo, ha espresso di più il clima di una intelligente, appassionata amicizia fra lui e gente come lui, che non la solidarietà
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attendiamo da lui il risultato, positivo e confortante, di questa sua crisi.
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confusione noi vogliamo parlare, si tratta soprattutto di una confusione culturale, di una immaturità o di un equivoco in cui Attardi — e non solo lui — è
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interprete, almeno per lui.
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Ma da quella posizione a questa di oggi, Gianquinto si è mosso ulteriormente nel senso che, in lui, come scrive Dario Micacchi, «la natura morta ha
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essere altra cosa che la somma degli oggetti di un interno. Manca al pittore, non il sentimento di una dolorosa temperie, che è in lui nobilissimo, ma la
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abitudini ferocemente casalinghe, la spesa fatta da sé la mattina, piatti, tazze e cucchiai da lui stesso intagliati nel legno, un’aria di miserevole vita
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scultore piacessero molto le donne e che di questa sua scelta, mai da lui considerata una debolezza, non facesse mistero. Anzi, a ottant’anni si innamorò
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casa di Hannover, patria dell’artista, e non sapessimo nulla di lui, potremmo immaginare molte cose vere sulla sua personalità, affidandoci
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pezzature; ma anche lui, come accade in Baumeister, non si appaga del purismo astratto e si avverte anzi nella sua arte più ancora che nel pittore di
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Quanto a Pierre Alechinsky, la lezione di Jom è in lui ancora molto presente; ma l’artista ha fantasia e inesauribile attitudine a fare di immagini
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» nelle opere che furono da lui esposte a «L’Obelisco», il senso plastico di una apparizione, come nell’«Eroe», «Scultura per un monumento», «Uomo con
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appaiono lontanissimi da lui, il grande romantico si avvicina loro meravigliosamente. Quel momento inconfondibile di rottura che l’opera degli
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cominciare dalla letteratura. Non fu solo per lui il contatto con Thiers, Fromentin, Baudelaire (il quale ultimo fu condotto a lui «dal colore e dal
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tale prodigiosa architettura chiaroscurale le sue «scene fantastiche», da farcelo apparire ben più «realistico» — realtà lui, larve d’arcadia quegli
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