, quindi direttore di orchestra all’Opera di Parigi, poi a Londra, dove sposò una inglese. Il Maestro Cesare Pugni peregrinò poi verso Pietroburgo. Suo
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geniale, sempre allarmante Eduardo Paolozzi, uno degli scultori della invidiabile scuola inglese dopo Moore (anch’esso più volte noto a Venezia, ai
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’arte moderna di Roma perché dal 1927 al 1959 ci è dato di ricostruire passo passo il cammino del massimo artista inglese vivente, a cominciare dal suo
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calibratura; nell’inglese la forma definitiva nasce da un terremoto di contrasti, dal placarsi improvviso e ancor vibrante di una serie di echi.
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L’importanza della scultura di Henry Moore rispetto al clima di arretratezza dell’arte inglese intorno al 1930 sta nel fatto che l’artista seppe
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Questo viaggio di un inglese nelle avanguardie e nell’arte di tutti i tempi, col permesso di commuoversi e di immaginare umanisticamente, è forse lo
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maestro inglese contemporaneo Francis Bacon, esposta al Museo Civico di arte moderna di Torino. È l’opera di uno dei pochi della generazione «dopo
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pittore inglese, assai più «pessimistica» e, sotto il profilo della fine di un’epoca artistica, assai più «decadente», di quanto sia quella dei suoi
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una figura umana ai piedi della Croce» e «Maddalena») dove la vicinanza col collega inglese si coglie piuttosto nel quanto di vero, di corposo, del
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più vicino alla concezione umana del pittore. Dopo questo autentico capolavoro del periodo di mezzo dell’arte del pittore inglese, citeremo le tre
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; ispirate alla francese Richier e all’inglese Paolozzi quanto a modi) si rivela ancora una volta assai impressionabile e ricettivo, ma con una
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», ritrovare il Moore astratto, ovvero la lezione del maestro nella generazione più giovane inglese, per esempio Chadwich. Siamo però d’accordo col
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proiezione (ormai cristallizzata e accarezzata, di una dolce morbosità) delle deformazioni drammatiche dell’inglese: questi sassi umani che germinano in
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nel titolo ricorda certe ricognizioni vegetali nell’angoscia care all’inglese Sutherland.
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«progressi» della tecnica, quello rappresentato dal brillante scultore inglese: è, nella massa di «oggetti trovati», una vitalità prepotente, tutta plastica
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