Parigi più civile e viva del secolo XIX, dalla tuba di Toulouse Lautrec alla più fluente barba del vecchissimo Monet, da Ambroise Vollard, mecenate
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guance, i baffi e la barba corti ricoprono come un muschio nero una faccia di bronzo. Si direbbe che un viso così dipinto debba venir fuori da un’armatura
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patimento del suo modello nelle pieghe emaciate delle guance, nell’azzurrino della barba! Perfino il fondo lontanante qui assume altra consistenza, con le
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, schivo della pubblicità e del chiasso, vivente quasi come un Robinson: un abito bianco tra la tuta e la casacca, la gran barba di monaco laico, le
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