ci guardava con simpatia, e ci era concesso ingresso libero sui tram e nei cinematografi. Ne parlai una sera con Cesare, e decidemmo per i giorni
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Avevo conosciuto Cesare negli ultimi giorni di Lager, ma era un altro Cesare. Nel campo di Buna abbandonato dai tedeschi la camera degli infettivi
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Cesare. A Bogucice, Cesare rifioriva, visibilmente, di giorno in giorno, come un albero in cui monta la linfa di primavera; Aveva ormai al mercato un
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contrabbandiere di medicinali, validamente aiutato da Cesare, e percorse a piedi decine di chilometri in città, da un indirizzo all' altro, in caccia di
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ultimi zloty in provviste per il viaggio o in altri più futili modi. Con quest' ultimo programma scendemmo a Katowice anche Cesare ed io, portando nelle
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, Cesare e io scendemmo a terra, per sgranchirci le gambe e trovare una migliore sistemazione. Notammo che in testa erano vari vagoni passeggeri, e un
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Unverdorben, con un suo amico triestino; e Cesare, naturalmente. Ci arrestammo a prendere fiato all' unica curva che interrompeva la fiera monotonia della
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non si vive, e nessuno di noi (neppure Cesare, inurbato e cittadino romano "fin dal tempo di Nerone") era moralmente e tecnicamente attrezzato per la
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tatuaggi preesistenti: i nomi delle sue donne, come mi spiegò Cesare, che lo conosceva da un pezzo, e che mi precisò che il Velletrano non si chiamava
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del giorno ha messo il sonno in fuga. Con una pentola di patate organizzate da Cesare, mi sto dirigendo verso un boschetto dove scorre un rigagnolo
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, saltellante e indaffarato, acconciamente soprannominato Scannagrillo da Cesare. Scrosciavano gli applausi: Scannagrillo si guardava attorno smarrito, poi
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c' era neanche un ammalato, né alcun cliente si presentò per tutto il viaggio. Vi abitavamo in una ventina, fra cui, naturalmente, Cesare e Daniele
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. Avevamo freddo e fame, e ci sentivamo abbandonati e dimenticati. Il sesto giorno, snervato e inferocito più di tutti gli altri, Cesare ci piantò
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