Voss 11 riunendola acutamente ad una Andata al Calvario **della stessa Galleria (n. 476) 12 e ad un'altra Coronazione di spine a Monaco di Baviera (n
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Cristo* a Monaco(n. 1234), così nelle opere compiute forse in gran parte dagli aiuti e che si possono distribuire con approssimazione negli ultimi anni del
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Francoforte o (fosse ancor vivo Von Tschudi) a Monaco. Onde è tanto più gustosa la pacata serenità con cui gli ufficiali delle B. A. francesi dànno
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argomento nel quadro della Sagrestia del Redentore a Venezia, e nella Pinacoteca di Monaco 16 ci si convincerà che questa trattazione larga sottile e
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si dovrebbe parlar arte; ma che volete? noi dal semplice versicolo «artis pictorum prius est factura colorum» del Monaco Teofilo sentiamo emanare
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E similmente, non di Preti il Monaco Bruniano della Corsini di Roma*, ma del grosso riberiano, Finoglia; non di Preti, ma di Luca Giordano che «fa
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la città madre di questa serie sia soprattutto Anversa. La serie è a sua volta scomponibile in vari gruppi; quello dell'Adorazione di Monaco, quello
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Venezia. Sono del Diziani anche due cose attribuite al Ricci presso l'antiquario Bohler a Monaco: un'Adorazione dei Magi e un Sant'Andrea che rifiuta di
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arricchimenti, diminuzioni, mutazioni finché sui primi del secolo XIX fu secolarizzato e disperso tra il tesoro reale di Monaco e la biblioteca di Bamberga.
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caratteri «barbarici» nella composizione tozza e rozza. Il secondo si rivela dapprima nel Codex-Aureus di Sant'Emmerano (980-990; Libro di Monaco), e con le
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), un gruppo in terracotta della Collezione Horne, e forse un altro ch'era presso l'antiquario Brauer di Monaco, derivante dal cartone di Anghiari.
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Monaco (1619) pezzo importantissimo per dimostrare la frequenza degli studi caravaggeschi di Rubens, essendo le due figure dei- pastori riportate quasi
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assolutamente prive di fondamento. Accettiamo, per esempio, la Maddalena di Dresda con l'angelo, e la Giuditta a Monaco presso il professor Nager, opere
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secentesco italiano, forse di un Toscano tra Riminaldi e Lippi? o quella Toilette della megera che sebbene nella stampa di Pietro Monaco porti il nome di
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all'estero - Dudovich viveva allora, tutti sanno, a Monaco - erano ancora gli unici connazionali che sapessero fare dei ««quadri». E sostengo ancora
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di stampe del Wagner; alcuni disegni dell'artista - riprodotti dal Voss - sono a Monaco nel Gabinetto delle stampe e uno presso l’antiquario Böhler.
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Monaco a competenza col Saraceno, [figura 179], qui anch'esso tanto più sodo che alla Scala. Che più? Se saria in punto di dirVi che con i voltoni
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ha ripieni gli altari e le quadrerie di Monaco come di Venezia, neanco potrebbe riporsi fuor della Veneta Scuola, come ne sarà discorso più avanti; né
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peccato che non sian caduti sotto il bulino del signor Pietro Monaco.
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Lo Strozzi, si disse, potrà farci strada in Venezia: pur bisognando sostare prima a' Veronesi che, come figurano da grandi in Monaco con il capo
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223. Ritratto di monaco benedettino. Modena, Galleria Estense. Mi pareva quasi del '700 e infatti nella seconda edizione regredì ad «attribuito».
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soltanto anni dopo mi risultarono del Benefial per il quadro Ferroni a Firenze]; il Santo Monaco (816), assai bello, della Coll. Battistelli a
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892. Monaco con libro. Milano, prof. Silvestri. Scomparso nella seconda edizione. Mi era sembrato del Mastelletta. Nella stessa seconda edizione fu
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sostanza coloristica dei gotici per bilanciarci sul vertice fragile delle curve di Lorenzo Monaco, per cullarci lentamente nelle amache molleggianti dei
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46] di Palermo, tanto superiore a quella di Monaco, sicché difficilmente si vorrebbe riportare ad un periodo più antico.
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