È infatti una copia leggermente libera della parte superiore del dipinto di Caravaggio e rappresenta l'ausilio più prezioso per ristabilire il testo
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È questa di Catania, lo si sente, una copia fatta, per così dire, poche ore dopo l'originale, quand'esso non s'è ancor concluso nella perfezione
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, a Vienna, sono poco più che una copia libera dall'originale di Caravaggio in San Domenico, oltre a fare il paio come resa tecnica con l'opericciola di
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E quale copia! In un certo senso si potrebbe dire, e il Voss l'ha detto, che l'opera di Vienna va oltre Caravaggio stesso. L'alterazione dei piani
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ricostruire in copia la sua, più che decennale, attività londinese, che fu, in parte non piccola, attività di decoratore.
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realista e perciò inferiore. Sceglie con gran cura Orazio la natura, ma non la trasforma: una volta scelta, la copia, e bene; ma non basta; non basta
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Dunque anche la Madonna Corsini è un Gentileschi, che copia più o meno liberamente dal Caravaggio del 1588. Accordi lotteschi di tinte chiare e
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l'attribuzione al ferrarese Carlo Bononi non abbia gran base è provato dal fatto che la copia (o replica?) dell'opera, esistente nella Galleria Cook a
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dire seicentesco, ma postcinquecentesco. Scelte ed abbigliate a modo queste scialbe modelle, Orazio le «copia»; e nessun interesse per i movimenti della
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Ercole e Dejanira dell'Appiani nella Raccolta Scrosati è poco più che una copia libera del quadro del Reni a Parigi, e che l'influsso del Carpioni è
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Dalle parole a pagina 19 (nota) si potrebbe credere che la copia di Preti da una Maddalena del Veronese fosse ancora nella sagrestia di S. Andrea
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L'Ecce homo ch'egli cita come del Crespi nella Raccolta Borromeo all'Isola Bella è una copia mediocre della tela di Orazio de Ferrari prima
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disegno a Francesco Vecellio, semmai a convincerci che la pala di Francesco Vecellio a Berlino è una copia o derivazione miserrima da altra del padre
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lo vulgar con la copia tomada del natural». Del primo Espinosa il T. riproduce una Morte della Vergine nel Museo di Valenza con belli studi di luce.
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ottenere effetti pungentemente espressionistici e umoreschi, resta pur sempre gran copia di forme create che coll'intento primario di far godere con
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persino di corrispondenza diretta fra il Ruffo e l'artista del quale nell'Archivio Ruffo si conserva una copia di lettera tradotta in lingua nostra
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sicuro, e chi non è originale sempre sarà copia né mai si vede valentuomo con maniera d'altri solo con la sua, Salvator Rosa è originale alla sua maniera
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Sono, allora, i valori coloristici quasi primordiali che vengono in campo; ecco, il tappeto, lo sciallo, il satsuma non son più la semplice copia di
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Nella gran copia di osservazioni disparatissime nulla di strano che ve ne sia poi alcuna retta e puramente estetica, poiché la molla prima che spinge
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sono una prova evidente. La Deposizione delle Ore di Bruxelles (ms.11060) è copia libera da Simone (Anversa); e nelle Très Riches Heures di Chantilly, i
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Non vedrete il più vecchio de' Palma fuor che in una copia di un suo assunto sacro, mentre sulle tracce di non so quale suo modello sarà calcato il N
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Tintoretto in questo Ritrovamento di Mosè infante; e parmi copia comunque vetusta di un suo esemplare ch'io non sapria se smarrito o perduto affatto.
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De' bolognesi, a' quali passeremo, non è gran copia in Pommersfelden; nondimeno, alquanto di buono.
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Viene anche dal Caravaggio ch'è al Popolo la Crocefissione di San Pietro quivi tenuta per copia da un Ribera. Né bisognerà far motto di un Caino con
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agnellone; qui sta per originale, né si ravvisa come precursore ed è copia sol tanto sufficiente del quadro presso gli Eccellentissimi Panfili in Roma
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famosissimi ch'ei dipinse a gara e che il Sandrart commenda. Ma come il saria del San Lorenzo che fa limosina a' poveri, copia in picciolo del mio caro
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Il Ribera già menzionato fuor di ragione per una copia senza pregi dal Caravaggio del Popolo, figura con più diritto in uno de' tanti Girolami in
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vorrìa tacere che la condotta dell'opera, trascuratissima, la taccia di copia; per non aggravare il giudizio, già acerbo.
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Non so per qual cagione il quadrettino della Betsabea sia tacciato di copia dal Pussino, senza che pure il Giordano abbia qui tentato di trasformarsi
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[figura 209]; opera nondimeno aperta, giuliva nelle arie di teste, nelle vestiture di copia tutta paolesca, o, per non venir meno al proprio secolo
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138. Cristo morto. Roma, Galleria Nazionale. Mi appariva copia dall'originale Mingoni (entrato poi nella mia raccolta).
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100. Vecchia con la candela. Padova, Coll. U. Fiocco. Mi pareva copia da un dipinto del gruppo «Amorosi».
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153. Martirio di Sant’Eufemia. Bologna, Pinacoteca. Già allora mi appariva «copia da» e non «bozzetto per» la pala di Ravenna.
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252. Il congedo di Tobiolo. Roma, Galleria Nazionale [figura 228]. Mi pareva soltanto copia settecentesca (forse del Diano) dal Cavallino, ma non
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Era riccamente rappresentato. 408. Il Buon Samaritano. Coll. Spiridon (L). E tuttavia: 402. La fanciulla coi gatti di Vicenza mi sembrava copia del
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540. Bozzetto della Santa Petronilla. Roma, Galleria Nazionale. Era palese trattarsi di copia, non di bozzetto.
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545. Il Figliuol Prodigo. Firenze, Galleria Corsini. Nella seconda edizione si aggiunse «replica», ma io avevo proposto «copia» ricordando la
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Era rappresentato soltanto dal Bacco e bevitore (658) della Galleria Nazionale di Roma, opera genuina. A me sembravano copia probabile da lui i
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rettificarla, come io pure suggerivo, col nome del Conca. Il n. 663, detto abbozzo per il Battesimo di Cristo (Roma, Coll, Addeo) era invece copia scadente e
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855. La congiura di Catilina. Firenze, Casa Martelli. Mi tornava copia dal dipinto delle Gallerie.
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