Naturalmente senza di me, che, dopo aver distribuito imparzialmente qualche energico ceffone a destra e a manca, avevo già abbandonato quell'antro così accogliente. Però caddi dalla padella nella brace, perché i tafferugli non erano soltanto nella taverna: anche per le strade di Barcellona si era scatenato l'inferno. A stento riuscii ad aprirmi un varco fino a una nave da carico germanica, e là venni a La Freccia d'argento sapere che tutta la Spagna era in fermento. Era scoppiata la sanguinosa guerra civile! Nel locale si è rifatto il silenzio. Qualche ragazzo, malgrado la chiusa emozionante del racconto del Segantino, si è addormentato: il duro corpo a corpo con gli avversari li ha svuotati delle ultime forze. Gli altri ripensano alle parole del Segantino: la guerra civile, la guerra! Per loro non era già una parola vuota di senso; sapevano quel che significava la guerra: bombardamenti notturni, fame, fuga, morte! Che debbano esistere sempre le guerre? Che ci siano sempre attacchi a tradimento come quello di stanotte, e odio e lotta sleale? Su queste domande, a cui non san trovare risposta, i ragazzi si addormentano di un sonno agitato.
Il locale abbandonato dorme, e dorme tutto ciò che vi sta dentro: le casse da sapone coperte dai teli, le latte di benzina, gli arnesi, il trattore e i possenti autocarri. Ma riposa davvero il garage con tutto il suo armamentario?... Guarda, guarda! Là nell'autocarro, dietro il vetro della cabina di guida, adagio adagio fa capolino un viso: è Ed-mastica-gomma! I cardini dello sportello cigolano lievi, ed Ede esce fuori, evitando anche il più piccolo rumore. - Coraggio, Ede! - si rincuora sottovoce lo spilungone. - È questa l'ultima occasione propizia per eliminare gli altri! Stavolta la maledetta Freccia d'argento non ti sfuggirà! Egli sta in ascolto con tale tensione, che le sue orecchie a ventola fremono e tremano: ma non si sente alcun rumore. Ancora una volta la faccia di Ede si contrae in un ghigno perverso... Quatto quatto egli striscia verso la Freccia d'argento.
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