verranno esposti nel seguito. Ci limiteremo qui ad accennare ad una delle prove che storicamente ha avuto la maggiore importanza: l'effetto Zeeman permette
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. nell'effetto Compton): in questi casi si utilizza non l'energia ma la «quantità di moto» (o «impulso») comunicata dalla radiazione alla materia. Similmente
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Aggiungiamo due parole riguardo al caso in cui si osservi l'impulso dei fotoni, come nell'effetto Compton. Se l'ottica ondulatoria dà, nel punto
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., il paradosso dell'effetto fotoelettrico segnalato al § 8 p. I.
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impulso sarà variato per l' impulso ricevuto dal quanto (come sappiamo dalla teoria dell'effetto Compton, confermata dall'esperienza). Ora il quanto
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dove b è la distanza del foro F dalla lastra. Ma sappiamo, dalle esperienze sull'effetto Compton, che la particella diffonde la luce per quanti e che
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sono comprese entro certi limiti, tra i quali oscillavano periodicamente per effetto del movimento orbitale. L'ampiezza di queste oscillazioni si
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2°Metodo. - Per misurare la velocità di una particella senza ricorrere a due successive osservazioni di posizione, si può utilizzare l'effetto
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vengono espulsi con una certa energia, che è senza dubbio comunicata ad essi dalla radiazione incidente. Il fenomeno si chiama effetto fotoelettrico
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(cioè per , dove ) non vi è emissione, cosicchè l'effetto fotoelettrico presenta la singolare caratteristica di cominciare bruscamente per una certa
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perturbazioni. Difatti, è intuitivo che se le forze perturbatrici si fanno tendere gradualmente a zero, il loro effetto sul movimento tende pure a zero
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l'effetto Zeeman.
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produce allora l'effetto Zeeman. ), e perciò i livelli energetici, e quindi i termini spettroscopici, costituiranno una serie a due indici anzichè ad uno
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nella direzione della propagazione della luce. Una riprova sperimentale diretta della esattezza di questa ipotesi è fornita dall'effetto Compton e da
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questa ellisse, anzichè essere fissa, ruota lentamente intorno al nucleo (l'effetto della correzione relativista, nei riguardi dell'orbita, è dunque
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(paramagnetismo, ferromagnetismo, ecc.) si potessero spiegare col momento derivante dai moti orbitali degli elettroni. Ma vi sono vari fenomeni (effetto
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quello, esiste un campo elettrico e magnetico: nel caso nostro, il campo elettrico del sistema fisso è quello prodotto dal nucleo. . Per effetto di
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leggermente diversi. Difatti, assimilando l'elettrone a un magnete di momento , si riconosce che esso, trovandosi nel campo H per effetto del suo moto
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cosicchè l'effetto relativo è notevole per piccoli valori di λ, cioè per raggi «duri», mentre diviene trascurabile quando è grande rispetto a 0,048 Å.
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Secondo la teoria dei quanti, la diffusione va invece pensata come effetto degli urti tra i fotoni della radiazione incidente e gli elettroni della
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Le teorie classiche non danno alcuna spiegazione dell'effetto Compton, poichè secondo tali teorie la diffusione è dovuta al fatto che gli elettroni
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Ogni livello energetico quindi si sdoppia, per effetto dell'esistenza dello spin, in due livelli vicini: la differenza di essi è dell'ordine di
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cui appartengono, e quindi all'urto partecipa in certa misura tutto l'atomo (ed eventualmente anche l'intera molecola). Per vedere quale sia l'effetto
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Ma un'esperienza ancora più significativa a conferma della precedente teoria dell'effetto Compton fu eseguita da COMPTON e SIMON nel 1925 A. H
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La teoria precedente dell'effetto Compton (dovuta a COMPTON e a DEBYE)trovò un valido appoggio in una esperienza fatta da BOTHE e GEIGER nel 1925 W
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teoria, ondulatoria di Maxwell si è rivelata in contrasto con l'effetto fotoelettrico e con molti altri fatti sperimentali. Vedremo più innanzi (§ 34
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il cosidetto spettro balmeriano) sono dovute agli atomi H, che si producono nel tubo per effetto della dissociazione provocata dal passaggio della
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, brevemente, della sostituzione che rappresenta l'effetto dell'operatore. Nel metodo delle matrici però si considerano le come elementi
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approssimazioni successive, come viene modificato il movimento per effetto delle forze di attrazione reciproca prima trascurate (forze perturbatrici
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degli stati e sia l'n-esimo, e proponiamoci di determinare l'effetto su di esso delle forze perturbatrici, cioè la modificazione prodotta da queste su
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La funzione , che rappresenta l'effetto della perturbazione su , si potrà poi sviluppare in serie mediante le autofunzioni imperturbate (che formano
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dove le sono coefficienti costanti che nel loro insieme definiscono l'effetto della perturbazione su . Sostituendo questa espressione nella (170) e
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Tutte le formule dedotte fin qui valgono rigorosamente, cioè qualunque sia l'ordine di grandezza di . Ora sfruttiamo la circostanza che l'effetto
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analogo a un noto teorema di meccanica classica secondo cui la correzione da apportarsi all'energia di un sistema per effetto di una forza perturbatrice è
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Sotto l'aspetto intuitivo si può rilevare che l'effetto della perturbazione sullo stato stazionarion-esimo è quello di «mescolare» alla autofunzione
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e alle sue p radici reali possono venire attribuiti gli indici 1, 2, ... p in un ordine qualunque: l'effetto della perturbazione è quello di
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, concepisce l'effetto della perturbazione come un processo continuo per cui allo stato n-esimo puro si sovrappongono gradualmente «dosi» variabili degli altri
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transizione dallo stato n-esimo al p-esimo: l'effetto della perturbazione è dunque quello di indurre una certa «probabilità di transizione» tra uno stato
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ricercheremo l'effetto magnetico.
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Confrontando queste due formule e tenendo presente la (281), si conclude che l'effetto magnetico delle correnti in questione è quello stesso che
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Innanzi tutto, è chiaro che l'urto non può produrre nessun effetto se l'energia dell'elettrone urtante è minore dell'energia che occorre per portare
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mediante il passaggio di una corrente il quale emette, per effetto termoionico, degli elettroni di piccola velocità: di fronte al filo vi è poi una sottile
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fotograficamente, anche servendosi del loro effetto fotoelettrico. E se si aumenta gradatamente il potenziale acceleratore degli elettroni, seguendo
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(1) Essi sono detti: quanto totale n, quanto azimutale l, quanto magnetico m. L'ultimo non ha influenza sull'energia, eccetto il caso dell'effetto
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delle caratteristiche di questa (intensità, effetto Zeeman, effetto Stark, ecc.) Vedasi p. es. il n. 23 della bibl. .
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collisione tra elettroni ed atomi (effetto Ramsauer), ed a varie altre questioni.
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dell'elettricità attraverso i gas, l'elettrolisi, l'effetto fotoelettrico, quello termoionico, ed altri ancora, tutti conducono a ritenere che gli
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: essi inoltre vengono emessi dai metalli incandescenti (effetto termoionico) e da molte sostanze quando sono colpite da luce di piccola lunghezza d'onda
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Come lo stato di un sistema varia col tempo per effetto del movimento del sistema, così il punto che rappresenta lo stato nello spazio delle fasi si
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molecole; queste deviazioni sono tanto grandi da mascherare l'effetto puramente statistico.
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