. Allora non pensavo che a godermi la mia felicità, fatta di speranza, di sogno, di amore: ricetta della vera felicità. Con quei denari in tasca amavo tutti
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dire, la vera padrona di casa: Davide, anzi, la temeva un poco perch'ella influiva molto sul carattere già melanconico e sognante di Bona. La temeva ma
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leggeva più le mie confidenze davanti a me. Erano lettere innocenti, dove le raccontavo la mia pena, senza rivelargliene la vera causa: mai più in vita
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desiderio fisico, come quello delle madri, un po' morboso, accresceva la mia vera angoscia, che era, in fondo, la coscienza di mancare al mio dovere. La sera
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fino al punto di farle credere che la vera vita consistesse nel sonno e nel sogno, e l'altra fosse solamente un incubo. Per fortuna aveva iI sonno
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. Era una vera sterpaglia, e i cespugli fioriti della ginestra e i rovi coperti di rose canine non confortavano col loro colore e iI loro profumo la mia
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rughe, e mi accorgevo che egli non badava più che tanto a me: la zia era la vera responsabile, davanti a lui: quella che doveva rispondere per me e
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