, cominciò a fare dei segni maliziosi con la testa. Intesi quello che diceva: che non ero tanto colpevole come l'uomo affermava; che forse la ragazza mi
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avesse cacciato di casa: mi fece dispiacere quel modo di trattare i miei affari, ma in fondo ero disposto a tutto, pur di trovare lavoro. II droghiere
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Verso la una ero davanti alla drogheria deserta, accecato dal sole della strada, dal barbaglio del mare che pareva uno specchio mosso, e dai miei
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del fieno, mi avvolse, mi confortò. Questa volta sentii che proprio ero nato per vivere all'aperto, foglia tra le foglie, granellino di terra nella
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pienava di gente. I bambini s'affollavano intorno a me come intorno ad un annegato: io restavo indifferente. Chiudevo gli occhi, li riaprivo: ero di nuovo
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odio e male idee contro di lei. Un brivido mi fece tremare l'anima al pensiero che forse ero capace davvero di farle del male. Ancora una volta mi
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orribile dove mi ero accorto del furto. Dissi come il droghiere mi aveva prestato i denari, a usura, e come mi erano stati rubati. E accennavo, senza
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tristezza infinita mi avvolgeva: adesso sì, ero davvero sordo e muto anche dentro. Poi, a tratti, balzavo con furore, come una fiamma sospinta dal vento, e
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. Vergogna di averlo richiesto con ingratitudine al vecchio: vergogna sopratutto di apparire alla donna quello che non ero: un ingrato. Ma lei non pareva molto
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Ma ero un altro uomo oramai; non che sperassi davvero di pagare il debito, o avessi altre speranze concrete, ma perchè la speranza in sè stessa era
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Così cominciai a frequentare la casa del mio creditore. Del resto non ero io solo a sedere intorno alla tavola di marmo che formava come un altare
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alla moglie del droghiere la mia avventura con Fiora, senza nominare la fanciulla, e l'impegno che m'ero preso di ritirare la creatura; e mi pareva
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Sentivo che desideravo la donna: e che le piacevo: che bastava stendere solo la mano per prenderla, se io volevo. Ma io non volevo. Ero un uomo
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che la moglie del mio creditore non faceva nulla per favorire la nostra passione. Era una donna timida, casta e buona. Mi voleva perchè ero giovane e
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non poteva risolversi di fuori. A poco a poco mi calmai, mi stesi in faccia al mare. Ero stanco come dopo una lotta: vincitore e vinto nel medesimo
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fondo ero contento della sua malattia, che m'impediva di tornare in casa del nostro creditore: un odio sordo mi vinceva per quella gente, compresa la
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, avevo riconfermato la mia promessa, ma non ero deciso in cuor mio a mantenerla. Ecco, nei momenti in cui la zia mi sembrava assopita, mi scuotevo da
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chiuso la porticina: io ero solo e maledetto in mezzo al mondo. Poi fui riassalito dalla rabbia: ecco che adesso ricominciavo a invertire le parti, a
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intravidi la balia con una grande scodella in mano: mi guardò con l'avidità con cui mangiava: avidità di sapere perchè ero lì. La padrona la chiamò, le
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più; ed io, che in fatto di piccoli debiti ero orgoglioso e volevo non se ne avesse, feci notare alla zia che bisognava pagargli le visite: ella non
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mio, le dirò ogni cosa, alla zia, e lei sara contenta. Intanto ero contento anch'io, d'una contentezza strana, grottesca, da folle: oltre alla
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lettuccio, nella sua cameretta bianca e umida come una tomba. Tornai di là, contento ch'ella non mi avesse chiesto nulla della mia gita: così ero sempre a
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Ebbi subito l'impressione di essere inseguito. Forse non lo ero ancora, ma bastò l'impressione per farmi camminare più rapido stringendo a me il
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Quei, lumi si avvicinavano, o per meglio dire io andavo verso di loro senza badare ad altro: mi sembrava di sentir l'aria rinfrescarsi; forse ero
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: ero già libero della parte più gravosa della mia angoscia: della paura. Deposi l'involto sulla sabbia e mi sdraiai accanto. Così piccolo
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? ero disperso, ero prigioniero, ma vivo: come potevo morire quando sapevo che mi aspettavate? Quella notte, il bambino smarrito si era mischiato ai suoi
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dirlo? di far nulla. D'altra parte la zia, presso la quale ero tornato ad abitare, non m'incitava al lavoro: mi considerava ancora come un bambino
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brividi, sapori, visioni di cose e di luoghi fantastici. In quel giardino ebbi la prima rivelazione dell'amore. Avevo tredici anni; ero felice e
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la ragazza sui miei passi. Io m'ero alzato, ancora stordito dal vino e dai mali sogni, e andavo lungo la siepe, guardando dal di fuori il mio terreno
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sdegno feroce, ed io sentivo di amarla per tutta la vita. Ma lei non perdonava. Invano mi ero inginocchiato davanti a lei e le baciavo la veste: appena
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l'acqua col piede: no, non si poteva andare oltre; bisognava o affogare o tornare in casa della zia. Mi buttai sulla sabbia, disperato, come mi ero buttato
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