. Il contadino cessò di sonare; di botto la reggia ridivenne pagliaio, ma di aprire non se ne parlò neppure: e il Re, che bruciava dall' impazienza
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tanto, la notte, il contadino cavava di tasca lo zufolo, e prima di sonare, gli diceva: — Maestà, rammentatevi bene: Chi tocca stronca, Chi parla falla
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contadino, che, invece di cento, ne aveva portati un mezzo migliaio. — E giusto, — rispose il Re. E gli fece un bel regalo. Saputasi la cosa, tutti
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guardia. Bisogna sapere il motto; e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. — Il Re mandò a chiamare il contadino. — Facciamo un
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contadino che lo attendeva. — Maestà, la Reginotta ora è mia. — Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? — Domanda qualunque
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! Quante lagrime ho sparse! — La tua sorte volea così. Ora il destino è compito. — Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote 1' albero
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TÌ, TÌRITI, TÌ C' era una volta un contadino che aveva un campicello tutto sassi, e largo quanto la palma della mano. Vi avea rizzato un pagliaio e
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! voglio vederla. — E fece chiamare il contadino. — È vero che questo campicello tu non lo cederesti neppure al Re? — Sua Maestà ha tanti poderi! Che se
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