ben bene i solai, Sua Maestà col gran peso gli avrebbe sfondati. Il povero Re si disperava: — O che non c' era rimedio per lui? — E chiamava altri
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ingoiava tutto! Lavoravano per Re pancione! — Come se Re pancione ci avesse avuto il suo piacere! Lo sapeva soltanto lui, quello che pativa, con la Cecina
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mio padre e ti mangerà vivo, poverino! — Infatti si sentivano i latrati dei mastini dell' Orco, e la voce di lui che se li chiamava dietro: Té! Té
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ammazzato. Portagli questa, invece: farà un altro effetto. — Allora lui prese la lettera della vecchina, e quella del Re la buttò via. Ringraziò e
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ragazza del mondo; e, presala pel manico (lui credeva di prenderla per la mano) la portò in carrozza e cominciò a dirle tante belle cose. I ministri erano
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! com' è brutta! La voglio qui! La voglio qui! Il Re, i ministri, i dottori tentarono di levargli di mente quella stramba idea; ma lui strepitava
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. Aspetto la pelle del Re Moro. - Il Re Moro era terribile. Con lui, fin allora non ce n' avea potuto nessun guerriero. Il Reuccio mandò a sfidarlo: ne
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: però il Nano volle mostrarsi più generoso di lui; e invece di menargli il calcio, disse: Cavallo, mio cavallo, Non metter piede in fallo; Torna sul
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po' urtato con l' asse, e lui, stizzito le tirò un calcio. Tizzoncino ruzzolò le scale. Quelle pagnotte e stiacciate, tutte intrise di polvere, tutte
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beccare lui solo, e appena beccato l' ultimo grano, si ritirò, s' allungò, chicchirichì! si scosse le penne d' addosso e diventò un giovane alto e bello
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: non avea lingua, nè occhi, nè orecchi; era rovinata dalle fiamme. E se lui non la guariva intieramente, non potea diventar genero del Re. Partì e
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acchiappare il ladro; e, passati alquanti giorni, tornò a guardare: mancava un' altra bella somma! Si mise in agguato lui stesso; cominciava a
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fosse, non l'otterrà. — Il Re avrebbe voluto darglieli lui la pioggia e sole! Ma c' era di mezza la ragazza. Si strinse nelle spalle e rispose: — Starò
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luna e del sole sarebbe stata sua sposa! E lui se ne tornerebbe al palazzo reale, Re come prima e più beato di prima! Ma la sua disgrazia volle che
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mano, e si scorge che, da capo a piedi, era piena di zecche. Si sveglia il Re: è pieno di zecche anche lui. Si svegliano i ministri, le dame di corte
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anche lui: — Maestà, se mi date il comando in capo, vi faccio uscire vittorioso. — E tu chi sei? — Mi chiamo Niente-con-Nulla; ma non vuol dire
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! Pss! il Re dorme! - E canta, canta, canta, il Re s' addormentava peggio d' un ghiro anche lui. La mattina apriva gli occhi: le arance d'oro non ci
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messe a gridare per la via: — Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe? — I bambini accorsero da tutte le parti e gli fecero ressa attorno. Lui
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, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere! - Il Re, visto che ci voleva pochino a toccar terra: — E spèzzati! — rispose. Infatti si spezzò; ma lui, per sua
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lungo dopo di lui. Stretta la foglia, e larga la via, Dite la vostra, ché ho detta la mia.
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cubito, vestito d'una stoffa a trama d'oro, con un berrettino rosso e su una bella piuma più alta di lui. — Buon giorno. — Buon giorno. Oh, bimbo mio
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da quella bella piuma più alta di lui. — Buon giorno. — Buon giorno. - La Reginotta, nel vederlo lo stesso, rimase sorpresa. Lo prese in collo e
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andare attorno, a raccontare fiabe ai bambini. Gli pareva un mestiere facile, da divertircisi anche lui. Perciò si
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ministri gli dicevano: — Maestà, il popolo desidera una Regina. — E lui rispondeva: — Prenderò moglie l' anno venturo. Passava l'anno, e i ministri
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podere. Se i vicini raccoglievano venti, e lui raccoglieva cento, per lo meno. I vicini si rodevano. Una volta quel campicello non lo avrebbero
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sentinella, notte e giorno; e tutte le mattine scendeva lui stesso a osservare coi suoi occhi se mai mancasse una foglia. Una mattina va in giardino
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accorsero da tutte le parti, e gli fecero ressa attorno. Lui cominciò: — C' era una volta un Re e una Regina, che non avevano figliuoli, e facevano voti e
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raccomandazione della zingara, e tirò diritto. Un altro giorno, ecco dietro a lui un urlo di creatura umana: — Ahi! m' ammazzano! ahi! — Il Re si fermò
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insistenza lo colpì. Chiamati i suoi ministri, disse che voleva andar lui in persona alla ricerca dell'albero che parlava. Finchè non lo avesse nel suo
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addormentato addosso Allora lui pensò ch'era meglio ammazzarlo, piuttosto che vederlo patire: gli avrebbe ammazzati tutti, quei figliuoli, ad uno ad
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C'era una volta un sarto, che aveva tre figliuole, una più bella dell' altra. Sua moglie era morta da un pezzo, e lui si stillava il cervello per
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digli che voglio la Reginotta per moglie. Se non l'avrò qui fra tre giorni, guai a lui! — Il Re, sentendo questo, fu molto costernato e radunò il
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