riempire quel pancione del Re, ce ne volea della roba! E bisognava pagare. Il Re fece un bando: — Chi gli cavava la Cecina dallo stomaco, diventava
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sbagliato. Da capo. — Intanto non trovava il verso di assestare il colpo alla strega: essa stava guardinga. Il Re fece: — Oooh! — Che vedi? — Una
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: — Olà! — gridò—levatemela d' innanzi; mozzatele il capo! - E, senza pietà nè misericordia, la fece mettere a morte. L' altra, nello stesso tempo, avea
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morto: è già passato un anno e non si sa nuova di lui. Il meglio che possiamo fare è lo sposarci noialtri. — Maestà, come voi volete. - Il Re fece i
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sulle furie; la prese per un'offesa alla Regina. Fece fermar la carrozza e ordinò ai soldati che legassero quell'impertinente alla coda di un cavallo
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Regina. C'era quel chiodo piantato lì, che glielo impediva. Il Re scoppiava dalla rabbia. Fece chiamare novamente il mago, e gli raccontò in segreto
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, piangeva, batteva i piedi. — Oh! com' è brutta! La voglio qui! La voglio qui! — Il Re la fece chiamare: — Ragazza, vorresti entrare a servizio? — Maestà
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! - E il Re gli tirò un calcio alla schiena, che lo fece saltare dalla finestra. — Doveva esser morto! — Andarono a vedere in istrada; ma il Nano non c
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posto, davanti il popolo e la corte. Ma l'amore della figliuola gli fece dire di sì. Si rivoltò colle spalle al Nano e stette ad aspettare la pedata
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, e il Reuccio sarà libero. — Oh, questo era nulla! — La Regina stacciò la farina, la impastò, fece la pagnotta e la stiacciata, scaldò il forno di sua
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. Giusto in quei giorni la Regina avea posta una gallina, e alle uova messe a covare aggiunse anche quello. Ma la chioccia non lo covò. Il Re fece
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Maestà dovea scrivere a un altro Re. Prese carta, penna e calamaio, fece la lettera, e la lasciò sul tavolino ad asciugare. Va il galletto e gliela
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aveano spento le fiamme, si fece coraggio e si presentò: — Maestà, perdonate; la colpa non fu mia; fu del mago traditore. Ora è un'altra cosa. Caviamo di
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tentar lei: — Fra loro donne si sarebbero intese meglio. — Fece le sue provviste di pane e vino per otto giorni, e partì. A mezza strada: — Maestà
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, indispettita, gli fece colle sue mani un bel puttino di terra cotta. — Ecco, se era buona! — Tutti accorrevano al palazzo reale per vedere quel puttino di
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i cocci del puttino e li saldò collo sputo. — Ed ora? — Ora — rispose il mago — prepari una bella festa e faccia così e così. - Il Re fece dei grandi
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intendere al Re che era nuovamente gravida e, quando fu l'ora, gli fece presentare una bambina nata di fresco, che lei avea fatto comprare a peso
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contadino, che, invece di cento, ne aveva portati un mezzo migliaio. — E giusto, — rispose il Re. E gli fece un bel regalo. Saputasi la cosa, tutti
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camera della Reginotta; e un famoso Mago fece una bambola grande al naturale, da scambiarsi colla Reginotta in carne e ossa, e che diceva: Topolino
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— Topolino, se mi vuoi bene, risuscita mio padre! Topolino esitava. Allora si fece avanti sua madre: — Topolino, te ne prego anch'io, risuscita il Re
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eran più! Allora fece un bando per tutti i suoi Stati: Chi gli portasse, vivo o morto, quel cardellino, riceverebbe per mancia una mula carica d' oro
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contadino che lo attendeva. — Maestà, la Reginotta ora è mia. — Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? — Domanda qualunque
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quell'uomo, e Ranocchino ve l' han comprato? — Ma prima che quello rispondesse, ecco la vecchia con una coda di gente dietro. La gente fece crocchio
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Come rimediare? Il Re si morse una vena del braccio e ne fece schizzar il sangue. Intanto scivolava giù. Ma poco dopo la corda da capo: — Ahi, ahi
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intero in un orecchio. Basterà. — Infatti, dopo nove mesi, la regina partorì e fece una bella bambina. A questa notizia il Re diede in uno scoppio di
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, fatemi ritrovar la mia figliuola! — Maestà, male nuove. La Reginotta è alle mani d'un Lupo Mannaro, quello stesso che diè il rimedio e fece il patto col
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via. E per un anno non si fece vivo. La Reginotta s' annoiava a star lì senza vedere un viso di cristiano. Ogni giorno chiamava: — Gomitetto
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TESTA-DI-ROSPO C' era una volta un Re e una Regina. La Regina partorì e fece una bambina più bella del sole. Insuperbita di questa figliolina così
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Re la fece chiamare: — Che partorirà la Regina? — Maestà, un serpente. - Quelli trasecolarono. — E che dovevano farne? Ammazzarlo appena nato
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ha brontolato? — domandò la Regina. — Maestà, ha detto che un giorno avrete bisogno di lei. — La Regina le fece correre una persona dietro, per
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babbo se li fece venire tutti dinanzi. — Figliuoli, — disse — son due giorni che non gustiamo neppure un gocciolo d'acqua, ed io, dalla disperazione, non
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quel viso di mal augurio, stizzito, fece una mossaccia, e non rispose nulla. E per quel giorno non ammazzò neppure uno sgricciolo. Un'altra mattina, ecco
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casa tutto contento, disse alle figliuole: — La vostra fortuna è trovata! - E raccontò ogni cosa. Allora la maggiore si fece avanti, ringalluzzita: — La
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, il mio sonno svaniva. Ma si posò in cima all' albero, e canta, canta, canta..., ho dormito finora! - Il Re non gli fece nulla. Alla nuova stagione
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! voglio vederla. — E fece chiamare il contadino. — È vero che questo campicello tu non lo cederesti neppure al Re? — Sua Maestà ha tanti poderi! Che se
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ne dirò un'altra. — E cominciò: — C'era una volta una bambina, che aveva la mamma matta e la' nonna più matta di lei. La nonna le fece un cappuccetto
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di sè dal gran dolore. Fece subito un bando: — Chi riporta la Reginotta, gli si concede qualunque grazia. - Ma eran già passati sei mesi, e al palazzo
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. - Tizzoncino rideva anche al cospetto del Re. — Ah!... Tu ridi? — E le fece mettere in prigione tutte e due, mamma e figliuola. Ma la notte, dalle fessure
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