fatto intendere che lo avrebbe fatto prendere a calci dal notaio; e alla serva del proprietario del cortile, che si era affacciata alla finestra e
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figlie che tentavano di salvarsi, urlando e piangendo. E quando non poteva colpir loro, buttava per aria seggiole, tavolini, dava calci agli usci
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sala, menando pugni e calci, facendo smorfiacce, cavando la lingua in faccia ai Ministri, e tornando a far finta di sciabolare in tondo, di tagliar
farlo correre e saltare. Prendeva una manata di spine e gliele legava sotto la coda. L'asinello, per liberarsene, correva, saltava, tirava calci; e lui
risuonavano piú sonori: le guardie picchiavano furiosamente coi calci degli archibugi e colle impugnature delle spade, gridando con voce minacciosa
lungo nitrito, sferrò alcuni calci e poi cadde di quarto, tre metri piú innanzi della spaccatura. - Ecco una vera disgrazia, - disse il guascone