tempo per attendere. Del mio collegio potrei nominarne parecchi, il Fortunato Costalunga di Vittorio, il Domenico Favaro di Revine, ecc., che da vario
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Gallini. Mi limiterò a parlare del mio emendamento.
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Devo anzitutto chiarire il concetto del mio emendamento, col quale propongo di ammettere all'esercizio della professione di procuratore soltanto le
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Io insisto quindi nel mio emendamento.
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Ronchetti ministro di grazia e giustizia. Io sento il dovere di intervenire di nuovo nella discussione unicamente per dire il mio pensiero intorno
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il mio assunto; ma io credo fermamente che la Camera non può, non deve, a proposito di una legge come questa, toccare al Codice civile, distruggere un
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Baronata, mio caro collega, è una espressione perfettamente parlamentare. D'altronde questi pudori letterari nelle assemblee moderne mi paiono fuori
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colleghi sanno che non è oggimai raro il caso di donne professanti la medicina, e per mio conto considero come un ornamento della mia città la signorina
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ero solo e siccome l'onorevole Pellegrini ha detto che io sono garibaldino, mi permetto di dire che io ho seguito la via del mio Generale. Prima di
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procuratori: certo è, secondo il mio avviso, che non lo potranno mai diventare le donne le quali acquistino la qualità di avvocato in forza soltanto
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Socci relatore. Per conto mio, come ho detto già nel mio discorso, l'accetto, ma la Commissione lo respinge.
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Ronchetti ministro di grazia e giustizia. Io credo che possa farlo mio, giacchè non è lo stesso emendamento dell'onorevole Majno solo perchè uso
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rimanga neppure l'ombra di un equivoco su quel che si sta per votare, faccio mio l'emendamento Majno, beninteso modificandolo in senso negativo: le
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semplice raccomandazione che io ben volentieri mi farò un dovere di comunicare al mio collega della pubblica istruzione.
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gratitudine che non potrà mai aver fine nell'animo mio.»
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ansie e le gioie della patria, sia a me concesso di esprimere anche una volta il mio profondo cordoglio per la sua dolorosa perdita, di farmi interprete
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e per quello che si proponeva di fare, mando il mio modesto saluto alla venerata memoria di Giuseppe Zanardelli.
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mio? E crollavano la testa. D'inverno andavano a letto di buon'ora; almeno nel letto stavano caldi. E anche lì, quando non potevano dormire
siete? - Il Reuccio. E le raccontò il tradimento del fratello. - Lasciatemi andare; mio padre dev'essere in pena a quest'ora. - C'è monti, valli e
Grillo. Trilla, trilla, trilla; non la finiva più. L'omo, stizzito, accende la candela e salta giù dal letto. - Che vuoi fare, marito mio? - Ammazzare
mio mulino, Chi vien primo ha il contentino. Púuh! Púuh! Púuh! Una mattina arrivò primo un garzone del Re con una mula carica di grano. Terminato di
piangere: - Povero gattino mio! Di lì a pochi minuti, dietro l'impòsta si sente: - Meo! Meo! Meo! E un zampino picchiava ai vetri e grattava con le
dovresti fargli la coda d'oro, Gessaio. La mattina dopo egli si presentò con l'asino a palazzo. - Maestà, son venuto pel mio carico d'oro. - Te ne do
' lunghetta, anzi ... Il mio mestiere richiede così. E in prova, senza badare che si trovava nel palazzo reale e alla presenza del Re, riprese a
abitare nel palazzo reale. - A un patto, Maestà. In cucina, con me, dovrà starci soltanto mio padre. - Soltanto tuo padre. Giunta l'ora del desinare
sotto mano; poi, afferra un bastone, e giù colpi da orbo. - Sono io, marito mio! Sono io, marito mio! Credeva di parlare e abbaiava. Colui, che la
qui. La Reginotta cavò di tasca una radichetta scura, bitorzoluta. - Quando avrò vicino chi dovrà essere il mio sposo, la radichetta germoglierà. Me
all'agonia. - Ah, Mastro Acconcia-e-guasta, salvate la mia cara figliuola! - Ah, Real Maestà, salvate il mio caro Succhiellino! - In che modo? - C'è un
del centurione?" "Restitusci a Roma questo mio bastone di vite, e dille che una parola è nata più equa del diritto del pretore". Quale capitano di
" non vuoi che si offra da mangiare? Anzi giungeremo in buon punto per assistere ad uno di quei banchetti fenomenali che non scorderemo più, mio buon
? - Purtroppo - rispose il cinese. - E vi hanno condannato? - chiese Rokoff. - Quindici giorni or sono ho trovato sotto il mio capezzale una carta con il
, e calzava alti stivali di pelle nera. Anche quell'uomo lo guardava, ma sorridendo. - Dove sono io? - chiese Rokoff. - A bordo del mio "Sparviero
? - Come quelli dei maiali. - Allora prendi, mio caro. Rokoff aveva afferrato il fucile, slanciandosi risolutamente contro il melanoteco. Questi
cosacco, accennando lo sconosciuto. - Ah? Mi scordavo di presentarvelo - disse il capitano. - Un mio amico e soprattutto un valoroso. - E pescato dove, se
. - Desidera qualche cosa? - Si lagna d'aver fame e freddo e di essere ancora bagnato. - Potevate dirlo prima. Tutto ciò che si trova nel mio monastero è a
vogliono darci la caccia? - Spereranno d'impadronirsi del mio "Sparviero". - Si vede che non lo hanno scambiato per un mostruoso drago come i cinesi
troppa paura dei draghi - disse il capitano sorridendo. - D'altronde ci è facile metterci fuori di portata, potendo il mio "Sparviero" raggiungere delle
? - aveva finalmente chiesto a Fedoro. - O hai voluto semplicemente guastarmi la digestione appena cominciata? - È verissimo, mio povero Rokoff - aveva
vuol dire, dunque, che il mio "Sparviero" è superiore a tutti i palloni più o meno dirigibili e a tutte le macchine volanti finora inventate. - Dobbiamo
vi ha detto che io sarei venuto qui? - I due figli di Buddha caduti nel lago e che io avevo ospitato nel mio monastero. Voi siete il loro fratello, è
diventava di momento in momento più imbarazzante. - Gli esseri celesti saranno miei ospiti e nulla mancherà loro, finché si fermeranno nel mio monastero. Fin
, ma il mio compagno non parla che il russo, quindi domando che vi sia un interprete dell'ambasciata russa. - Tradurrete voi; noi non vogliamo stranieri
fatto male a non seguire il mio esempio - rispose Rokoff ridendo. - A quest'ora non sareste altro che una poltiglia di carne e di sangue, mentre
meno di tre giorni - rispose il capitano. - Ho impresso al mio "Sparviero" la maggior rapidità possibile, ma la distanza da attraversare è enorme e poi
, mio caro tenente e minaccia d'impadronirsi del nostro "Sparviero" se non accettate. - Volete che lo faccia scoppiare come una vescica? - So che ne
portato con me tutto il necessario per le riparazioni. Il mio macchinista s'incaricherà di guarire la nostra povera ala. Si vede ancora il fortino? - No
spezzassero e noi cadessimo? - chiese Fedoro. - Il mio fuso può navigare al pari d'un battello - rispose il capitano. - Non sarebbe la prima volta che prova
-Sing. D'altronde, da parecchi anni la mia bara sta sotto il mio letto e se devo morire, tutto sarà pronto. - Voi mi spaventate! Chi può minacciare la
siamo innocenti. - Non so che cosa risponderti, mio povero amico. - Ciò che ci succede è spaventevole! No, non può essere che un sogno! - gridò Rokoff
. - Fabbricato in mezzo a questo deserto? - Questo deserto è santo, mio caro amico, al pari dei dintorni del Tengri-Nor e di Chassa. Tutto il Tibet è terra