. Avevano una figlioletta, nata di sette mesi, così piccina e miserina, che la sua mamma, stando a filare davanti l'uscio di casa, la teneva comodamente
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nome lo porta con sé; chiamiamolo: Grillo. Grillino, sin dai primi mesi, fu la disperazione della sua mamma. Saltava dalla culla, dal letto, dalle
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lasciava menare pel naso da quella donna. - Babbo, vostra moglie m'ha picchiato! - Perché non la chiami mamma? Chiamala mamma. - La mia mamma non è
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, apparivano le stelle. Il cuore le diventò piccino piccino, e si mise a piangere, e a gridare: - Ah, mamma mia! Ah, mamma mia! Il vento però la cullava così
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trovare la strada. Cominciarono a strillare: - Ah, mamma mia! Come faremo? - Perché piangete, ragazzi? - Nonnina, dateci aiuto! Abbiamo smarrita la
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nel più triste abbandono all'ospedale. Egli se ne ricordava perfettamente insieme ad altre cose della mamma, secreti sospettati sino da fanciullo
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futura regina dà alla mamma intenta a rimboccarle le coperte. Passò un anno. La regina è ammalata di tisi, la malattia delle vergini e delle sante: quando
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giovine vita. A casa la mamma era morta tisica da un pezzo: vi rimanevano il babbo alto e secco, buon uomo, di carattere mite, con due figlie già
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capellatura bionda, di un oro ardente, le scendeva sulle spalle, mentre coi grandi occhi azzurri, bistrati, guardava tristamente la mamma, che le
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un corteo di funerale per un cimitero. Gli sembrò di averlo ancora in braccio, mentre la mamma col seno slacciato li guardava tutti e due sorridendo
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. La mamma era morta l'anno passato, in una sera di carnevale, mentre egli, Viù, ballava in quello stesso pozzangherone: se ne ricordava benissimo, che
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