dono dei forti. Finchè lui un giorno, in una scena di collera, mi disse: - O domani o mai più. - Mai più - dissi io freddamente. Il domani, nel pieno
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accostavo a lui per seguire il fantasma. - Grazie - disse l'uomo trionfante. II fantasma sorrise dolcemente, ed io, che volevo urlare di dolore
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l'amore nostro divenne uno spasimo. Dietro il volto di lui, onesto e buono, io vedeva l'ovale sciupato della donna che ghignava; egli diceva un sì franco
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occhi di Fulvio, di un tetro azzurro, lampeggiarono di passione. Ella restava innanzi a lui, senza mostrare alcun turbamento, sorridendo ancora, tutta
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sul terrazzo si schiusero pianissimamente e un'ombra bianca, lieve lieve, scivolò sino a Fulvio che aspettava da tre ore. - Grazie - disse lui
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piangete, Fulvio. - Non piango - disse lui, disperatamente. - Siate forte. - Sono assai forte. - Sentite, sentite quello che vi dice l'amica. Voi
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non tremava la sua voce. Uscì, si pose alla testa dei soldati, marziale, bellissimo a cavallo, camminando serenamente alla battaglia; dietro di lui i
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sono scappato. - E perchè? - chiese ella a quel colosso. - Perchè avevo paura - disse lui, semplicemente. - Oh! - fece soltanto lei, celandosi il volto
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asinine, egli resta anche più imbecillito di fronte a Titania la bionda, la esile e lieve regina delle fate, innamorata di lui. La malìa di Oberon agisce e
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volta il suo riverito nome, si lasciò accompagnare da lui. Cammin facendo, nel risalire per Canneto il Lungo fino all'archivolto dei Baliani il
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! - rispose finalmente il vecchio. - E di che cosa gli avete parlato, per farvi una così buona opinione di lui? - Oh, di tante cose, di tante. Ed anche della
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. Come tutto rideva, davanti a lui, in quel punto! E così, involontariamente, come dianzi aveva guardato il ritratto della marchesa Arduina, guardò il
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lui alla moda, facendone venire di tutte le varietà, da tutti i giardini d'Italia! A buon conto, sarebbe andato quel giorno medesimo dal cavalier Bucco
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dev'essere errore. - Come? - esclamò il servitore, che incominciava anche lui a non internder più niente. - Non si cambia di casa? - Ma che? C'è tempo
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, ricominciava per lui la serie degl'impicci colla turba dei manifattori, che Iddio li benedica, e il diavolo se li porti. Ad ogni cambiamento di casa, si
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, di lesene e festoncini, di fiori e frutti e canestri di stucco. Tutta roba «stucchevole» diceva Ascanio Denèa. Lui, sicuramente; e non erano ancora
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riguardati, li metteva sempre a posto lui, governandoli con cura più che paterna, materna. Che se non gli accadeva sempre di ricordarsi d'uno o d'altro
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per lui, vivaddio! Già, le paure non son più paure, e non devono farne alcuna, quando si è veduto in faccia e misurato il pericolo. Un nano, poh! anzi
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, che mi aveva lasciato stare in pace cogli Eloim delle sue dodici tribù, non mi avrebbe, quanto a lui, torto un capello, ricordando benissimo di aver
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